A distanza di pochi mesi dall’enorme mobilitazione contro l’aumento della tassa sui rifiuti a Sant’Antimo il consiglio comunale è di nuovo nell’occhio del ciclone. Questa volta a mettere le mani nella complessa storia del tanto criticato contratto con la ditta C.I.T.E. pare sia stata la stessa Procura della Repubblica. E’ di pochi giorni fa la notizia di una denuncia, firmata da circa 400 cittadini, notificata a mezzo raccomandata alla Procura della Repubblica di Napoli presso il Tribunale di Napoli Nord, al Prefetto di Napoli e al Presidente della Corte dei Conti. Uno dei primi firmatari della denuncia è Antimo Pedata, consigliere comunale di maggioranza eletto con la lista civica “Vivi Sant’Antimo” e, anche se la notizia è di questi giorni, la denuncia è partita addirittura un mese prima dell’inizio della mobilitazione, nell’ottobre scorso. Il contratto, secondo i denuncianti, conterrebbe clausole che, da un lato favoriscono eccessiva-mente la ditta, e dall’altro penalizzano chi si è visto aumentare gli importi in bolletta. Infatti – si scrive nella denuncia – gli eventuali utili derivanti dal conferimento dei rifiuti differenziati agli impianti convenzionati spettano da contratto alla ditta. Tale ricavo, invece, dovrebbe essere incassato dal Comune al fine di concorrere alla riduzione della tassazione sui rifiuti per tutti i cittadini. Insomma, se la differenziata aumenta, a guadagnarci è solo la ditta. Questa clausola risulterebbe, sempre all’interno del contratto, come beneficio concesso alla ditta a fronte di una campagna di informazione e sensibilizzazione per incentivare la raccolta differenziata di cui la stessa si assume i costi. Raccolta differenziata che, secondo i denuncianti, farebbe acqua da tutte le parti, e non a causa dei cittadini: infatti – si legge ancora – molti automezzi del C.I.T.E. raccolgono contemporaneamente sugli stessi automezzi tutti i rifiuti differenziati dai cittadini negli apposti contenitori. Leggendo inoltre il capitolato e il contratto d’appalto stipulato, la campagna di sensibilizzazione è già compre-sa nei costi di gestione annuale per un importo di euro 30.000,00. Un ulteriore costo, che si concretizza in una mancata entrata nelle casse del comune, che apparirebbe, dunque, ingiustificato se non addirittura illegittimo. Si lamenta, inoltre, la presenza nel contratto di un costo di bonifica annuale, di euro 200.000,00, a fronte dell’assenza di una previsione specifica sulle necessità effettive di tale servizio. Di fatto – si sostiene – non risulta precisato quali e quanti sarebbero i siti da bonificare. Uno degli ultimi punti della denuncia riguarda la gestione dell’Isola Ecologica: anche i rifiuti differenziati che i cittadini conferiscono direttamente nel sito di raccolta, quindi senza impiegare i mezzi della ditta, si intendono di proprietà dell’impresa. Nella denuncia si legge inoltre che “Il sito di stoccaggio posto nell’isola ecologica ed utilizzato dalla società appaltatrice non consente al Comune di Sant’Antimo di incassare alcun ricavo annuale da parte del predetto consorzio C.I.T.E. rimettendoci le spese di acqua, luce, manutenzione ed altro”. I denuncianti, a seguito di uno studio comparato sui comuni limitrofi con popolazione e territorio simile, ritengono che con una revisione oculata del contratto d’appalto il costo annuale per la raccolta dei rifiuti potrebbe ridursi addirittura un milione e cinquecentomila euro. Insomma, un bel grattacapo per l’amministrazione comunale che, se venissero accertate responsabilità penali, oltre che politiche, dovrebbe rispondere di un bel po’ di milioni di euro sottratti, di-rettamente e non, alle tasche dei contribuenti. Pare che intanto alcuni firmatari della denuncia siano già stati convocati dai carabinieri per chiarimenti sulla vicenda.
Luca Leva