Le bugie hanno le gambe corte. Quelle di Tommaso Barbato e di Emanuela Crisci sono cortissime. Attaccate alla zona lombo-sacrale. Dal caso Nicolino Botti il sindaco e il segretario generale escono come nanetti. Due puffi. L’accusa di rivelazione di segreto istruttorio rivolta a mezzo Fb e nell’assise del 4 novembre ad Alfonso Fattore, capogruppo di Teverola Sostenibile, è miseramente svanita. Le critiche erano basate su un castello di sabbia. Che il mare della verità ha spianato. Dura lex, sed lex. E proprio la legge ha dato ragione a Fattore. Nell’album delle figuracce la maggioranza ha incollato anche quella riguardante il “merito” della nomina di Botti a capo dell’Utc. Una Caporetto per Barbato e la sua combriccola. Una debacle sia sul piano amministrativo che sotto il profilo politico. Per non parlare del maldestro tentativo di occultare le carte con evidenti risvolti penali.
Riavvolgiamo il nastro su una vicenda che dovrebbe implicare le dimissioni immediate del primo cittadino e la rimozione del segretario generale. Il gruppo Teverola Sostenibile chiede l’accesso agli atti per l’incarico conferito a Botti. Per Fattore e company la nomina è illegittima. “Ma sei impazzito? È tutto coperto da segreto”, è in estrema sintesi la risposta di Barbato e Crisci. La realtà è un’altra: il sindaco e il segretario generale sono come quel tizio contromano in autostrada che pensa che tutti gli altri siano pazzi. Poi rinsaviscono e consegnano a Fattore tutti gli atti richiesti. E il segreto istruttorio? Era un’invenzione. La pubblica amministrazione non è come il gioco dell’oca. Il mancato rilascio degli atti configura l’abuso d’ufficio. È probabile che il gruppo Teverola Sostenibile presenti esposto-denuncia per chiedere alla magistratura di verificare eventuali rilievi penali nel comportamento di Barbato e di Crisci. Sarà uno spasso. Consegnando la documentazione richiesta sindaco e segretario generale si sono autodenunciati. Se gli atti erano coperti da segreto non potevano essere rilasciati né prima né dopo. Ora sono cavoli amari.
Sul terreno amministrativo la posizione della maggioranza è ancora peggio. Sul caso Botti si è espresso il dipartimento del Ministero per la Funzione pubblica. Che contiene la nota ministeriale? Dice a chiare lettere che “professionisti, siano essi dipendenti pubblici e/o privati, non posso ricoprire incarichi dirigenziali/direttivi se hanno superato il 65esimo anno di età”. Nicolino Botti ha già spento 73 candeline. Delle due l’una: o Barbato e Crisci non sanno contare fino a 73 oppure hanno varato un atto illegittimo. Fra l’altro il provvedimento di nomina di Botti a capo dell’Utc era stato contestato del revisore dei conti Giuseppe Nocerino che ha chiesto al primo cittadino, ai membri della giunta e al segretario generale di “revocare la convenzione stipulata o sospendere sine die gli effetti al fine di accertare la legittimità della nomina e i conseguenti effetti economici degli atti amministrativi prodotti o adottati da Nicolino Botti”. Anche Carlo Nicola Barbato, responsabile del servizio Economico-finanziario ha posto l’accento sull’illegittimità della nomina: “Il sottoscritto non potrà rilasciare alcun parere favorevole sulle proposte di Nicolino Botti per manifesta incompetenza assoluta del conferitario dell’incarico”. Il dipartimento per la Funzione pubblica mette una pietra tombale sul responsabile dell’Utc. Va rimosso. C’è poco da fare, se non si vuol incorrere in reati amministravi, contabili e panali.
Ma Barbato e i suoi boys sembrano allergici alle normative vigenti. Hanno approvato la riorganizzazione delle aree dirigenziali. Da 8 passano a 5. Il motivo? Ufficialmente per spending review. In realtà la ragione è molto meno nobile. L’obiettivo è quello di far fuori Carlo Nicola Barbato. A quanto pare il responsabile del settore Economico-finanziario verrebbe spostato all’area Demografica per revenge. Un provvedimento che conferma la totale subalternità del sindaco Barbato a Biagio Lusini. Analoga decisione fu assunta quando quest’ultimo regnava su Teverola. E gli ultimi eventi dimostrano che il vero sovrano dell’amministrazione è lui. Barbato è soltanto un portatore insano di fascia tricolore. È come due di coppe a briscola. Nicolino Botti è uomo di fiducia di Lusini. Non va toccato. Costi quel che costi. Non a caso, nonostante ben tre pareri negativi, continua a rilasciare concessioni edilizie. Invece di ristabilire la legalità il sindaco e la maggioranza hanno speso le loro energie per sfiduciare il presidente del consiglio Amelia Martino, che però li ha anticipati dimettendosi. Altra figuraccia. Il trio Tommaso Barbato-Biagio Lusini-Gennaro Caserta ha tagliato la testa a tutti i giovani dell’amministrazione trasformando il municipio in un Jurassic Park. E il livello si è abbassato talmente tanto che Teverola è ormai come Puffolandia. Ovviamente il Grande Puffo è Lusini. Ci ritorna in mente una frase di Charlie Whiting: “Mi ricordo quando ‘legale’ si riferiva a una cosa di giustizia, ora significa un certo tipo di scappatoia”.
Mario De Michele