Il consiglio comunale di ieri rafforza l’aforisma di Fabrizio Caramagna: “La regola di molti politici è di non fare nulla di ciò che annunciano e di non annunciare niente di ciò che faranno”. Il “ricercatore di meraviglie” avrà conosciuto il sindaco di Orta di Atella Vincenzo Gaudino. Pur di non mollare la poltrona il primo cittadino è disposto a farsi cacciare a pedate. E nel corso dell’assise di pedate ne ha prese talmente tante che non vedeva l’ora che la seduta terminasse per il dolore lancinante al fondoschiena. Calci da tutte le parti: dall’opposizione, che dopo un lungo letargo si è finalmente svegliata, ma soprattutto dai suoi alleati, sempre più ex amici. Per conto dei Democratici e Riformisti Antonino Santillo ha letto un documento durissimo contro Gaudino. Totale immobilismo, incapacità di risolvere i gravi problemi della città, inadeguatezza sotto tutti i punti di vista. In pratica i Dem e Riformisti hanno sfiduciato il sindaco. Da risate a crepapelle l’intervento di Michele De Micco a difesa del capo dell’amministrazione comunale. “Basta con la lettura di questi documenti”, ha sbottato il consigliere che di recente ha abbandonato il gruppo nel quale è stato eletto (Democratici e Riformisti) per fare lo scendiletto di Gaudino. De Micco è stato zittito dal puntuale intervento di Tonino Russo: “Fino a ieri questi documenti li firmavi anche tu”. Verissimo. La raffica di stilettate di Santillo ha infilzato il sindaco senza pietà. Ma lui, Gaudino, sembrava un pungiball. Prendeva schiaffi da tutte le parti, eppure l’idea di fare un gesto dignitoso, quello di dimettersi all’istante, non gli è passata nemmeno per l’anticamera del cervello. Gaudino non ha mai letto Malraux: “Non si fa politica con la morale, ma nemmeno senza”. In politica, anzi in democrazia, quando non si hanno più i numeri per governare si fanno le valigie. Non fosse che per rispetto degli elettori. Il sindaco ha vinto grazie a una coalizione formata da Città Visibile, Movimento per Orta e Dem e Riformisti. Il gruppo dell’ex senatore Fabio Di Micco è passato all’opposizione per l’atteggiamento ondivago e opportunistico del primo cittadino. Due consiglieri in meno per la maggioranza. Ieri i Democratici e Riformisti hanno distrutto Gaudino con un documento infarcito di critiche al vetriolo e di accuse pesanti come macigni. Altri 4 consiglieri persi. Non serve la calcolatrice dell’iPhone per comprendere che il sindaco è in netta minoranza. Lo appoggiano soltanto De Micco, che non fa testo, e i tre consiglieri di Città Visibile. A proposito, il vicesindaco Enzo Tosti, leader del collettivo, non ha avuto il coraggio di proferire parola. Mentre lui e Gaudino venivano colpiti in faccia dalla sassaiola di attacchi, tutti legittimi, Tosti si teneva forte aggrappato alla sedia. Per tutto quello che non ha fatto quando gli capiterà più di tornare a governare! Per dirla con Marcello Marchesi: “Una delle cose fondamentali della vita è la dignità. Non bisogna mai perderla. Per non perderla basta non averla”. Caro Tosti, non è così? Lo chieda ai cittadini. Sarà umiliato dalla stragrande maggioranza del popolo. Ma, canta Daniele Silvestri, “chi non conosce dignità non può nemmeno percepire umiliazione”. Torniamo ai numeri che in politica e in democrazia contano. Anzi sono essenziali. È un fatto aritmetico che Gaudino è un sindaco di minoranza sia in assise sia nella città. Due liste su tre che lo hanno sostenuto in campagna elettorale lo hanno abbandonato per la sua manifesta incapacità amministrativa di guidare il Comune. Computando l’astensionismo e i voti delle due liste oggi all’opposizione Gaudino, per essere buoni, non rappresenta neppure il 10% della popolazione. Ma ad andarsene con dignità non pensa proprio. Probabilmente ogni mattina si dirà, tra sé e sé: da qualche parte nel profondo c’è un uomo dignitoso in me, solo che è impossibile trovarlo. Come fa a non rendersi conto che dalla sua elezione ad oggi è cambiato il mondo. Se finora emergeva un dato politico legato all’incapacità di governare, ora si pone un problema democratico. Il sindaco e i pochi suoi accoliti non rappresentano più il paese. Devono togliere il disturbo. Lo facciano in fretta. La gente è stufa di un’amministrazione comunale con il corpo, fino ai capelli, nelle sabbie mobili dell’inadeguatezza. Per Gaudino e i suoi boys è inutile continuare a grattare sugli specchi. Ormai sono scivolati nell’inettitudine politico-amministrativa. Non serve arroccarsi nel Palazzo. Mollate l’osso. Aveva ragione Sofocle: “Non si può conoscere veramente la natura e il carattere di un uomo fino a che non lo si vede amministrare il potere”.
Mario De Michele