Da un lato la coppia Antonio Santillo-Gianfranco Piccirillo. Dall’altro il duo Giuseppe Massaro-Salvatore Del Prete “Magò”. È il doppio binario che conduce all’approvazione dei conti pubblici. Il consiglio in seduta straordinaria è fissato per il 27 gennaio alle 12.30. Ancora una volta in un orario per impedire la partecipazione dei cittadini. Meglio evitare figuracce pubbliche. Tanto a nessuno dei direttori d’orchestra della “nuova” maggioranza, nascosti dietro un drappo sgualcito, interessano i punti all’ordine del giorno. Sul piatto c’è ben altro. È notorio. E chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Ma tempo al tempo. Non ci vorrà molto per disvelare il catastrofico ritorno al passato della città di nuovo in ostaggio di una pseudo classe dirigente votata esclusivamente agli interessi personali e di rappresentanti istituzionali di bassissimo profilo amministrativo, talmente inadeguati da far rimpiangere gli anni più bui. Almeno i consiglieri comunali di un tempo sapevano distinguere una delibera da una determina ed erano connessi al territorio, mentre quelli attuali sembrano vivere su Marte, con l’aggravante di tirare a campare per un tozzo di pane o per altri fini di microscopico cabotaggio. Con questo materiale istituzionale e umano è stato un gioco da ragazzi per i vecchi squali del boom edilizio trovare la quadra sull’approvazione dei bilanci e dei documenti finanziari. È tornata prepotentemente in voga la vecchia logica del “ccá ‘e pezz e ccá ‘o sapone”. Un evergreen della politica(?) delle poltrone e delle prebende. Il sistema sperimentato con grande successo dal comandante Achille Lauro, una scarpa prima del voto, l’altra dopo, ha funzionato alla perfezione anche ad Orta di Atella.
Ha trovato terreno fertilissimo il quartetto Santillo-Piccirillo-Massaro-Del Prete. Gli artefici occulti, ma noti anche alle pietre, della “nuova” maggioranza hanno messo sul tavolo delle trattative le “pezze” e hanno ricevuto facilmente in cambio il “sapone” per far scivolare liscio il voto sul bilancio di previsione finanziario 2024-2026, sul documento unico di programmazione 2024-2026, sullo schema del bilancio consolidato 2023 e sul rendiconto 2023. Non a caso al primo punto dell’assise del 27 gennaio ci sono le comunicazioni del sindaco. Nessuno le ascolterà con attenzione. C’è già l’intesa a tavolino. Nessuno della “nuova” maggioranza, a partire dai maggiorenti per finire all’ultimo dei consiglieri, si è preoccupato della consulenza scandalo da 30mila euro alla ditta italo-ucraina (clicca qui). In gioco non ci sono i conti pubblici. Né l’interesse della collettività. C’è un patto di potere. Una spartizione sfacciata. Un utilizzo del comune come un bancomat o un taxi per tutelare interessi di bottega. Scopriamo l’acqua calda scrivendo che gli strumenti contabili saranno votati a occhi chiusi da chi teme di tornare al lavorare lontano da casa, da chi ha bisogno di uno stipendiuccio mensile, da chi deve dividersi per tre l’indennità di carica di uno dei nuovi assessori (ricorderete il “33-33-33” proposto da Leonardo da Vinci a Troisi e Benigni in “Non ci resta che piangere”), da chi si è accaparrato il monopolio delle pratiche tecniche borderline per trasformare gli uffici ad uso residenziale, da chi si accinge a chinare il capo nella mangiatoia messa a portata di bocca dai registi senza scrupoli del “nuovo” assetto consiliare.
Ma queste solo le briciole poste in bella vista sulle bancarelle del mercato delle pulci. Il vero accordo tra Santillo, Piccirillo, Massaro e Del Prete è sovracomunale. È prevede ben altri obiettivi. I quattro dell’Apocalisse hanno in mente bersagli grossi: appalti, posti di lavoro e cosettine sparse, solo per citarne alcune, come mega affari sui pannelli fotovoltaici, su alcuni Piani di insediamento produttivo e su qualche operazione urbanistica in stile sacco della città. Lo scoglio dei conti pubblici in realtà è soltanto una formalità. Passerà tutto perché si guarda già agli step successivi, quelli forieri di benessere imprenditoriale, personale e professionale. Step milionari. Questo scenario sarà già chiaro nel prossimo civico consesso. Sarà semplicissimo collocare i consiglieri nelle rispettive caselle. Ognuno avrà il suo pezzettino di torta. Ma quando si accenderanno le candeline sarà fatta luce sul “sistema” che ha ricondotto Orta di Atella nel buco nero dell’affarismo sfrenato e dei tecnici spregiudicati. Quella melma politico-amministrativa che i cittadini speravano fosse un lontano ricordo ma che purtroppo torna sempre a galla.
Mario De Michele