Più si avvicina la nomina del presidente dell’Acquedotti, più la maggioranza di centrosinistra registra preoccupanti scricchiolii. E come avvenuto già nel recente passato ancora una volta la faida interna va in scena in occasione del consiglio comunale. La coalizione targata Vincenzo Gaudino, che aveva disertato l’assise in prima convocazione, va sotto anche in seconda battuta su una serie di provvedimenti, tra cui la tariffa Tari, propedeutici all’approvazione del bilancio di previsione. Una débâcle, l’ennesima, che conferma l’instabilità politico-amministrativa della coalizione di governo incapace nei primi 6 mesi di gestione di ingranare la marcia a causa dei perenni dissidi tra le varie componenti che si dimostrano sempre più eterogenee anche sulle questioni basilari del programma elettorale. A fronte di una minoranza compatta (tutti voti contrari), il centrosinistra ha mostrato crepe profonde tipiche di un palazzo fortemente terremotato. Orta in Movimento, figlia del senatore Fabio Di Micco, si è astenuta. Il Pd ha fatto peggio. Nessuno dei 5 consiglieri si è visto nel civico consesso. Risultato: centrosinistra clamorosamente battuto. Tanto per cambiare la frattura si è consumata per il poltronismo acuto di cui è affetta la coalizione. Il principale terreno di scontro nella maggioranza è l’indicazione del nuovo timoniere dell’Acquedotti. A giugno Gaudino deve provvedere alla nomina. I dem vogliono mettere le mani a tutti i costi su una postazione ottimamente remunerata e politicamente nevralgica per favori e intrallazzi. L’ambita poltrona è sempre stata nel mirino di Gianfranco Piccirillo. Il dem spera di poter risolvere qualcuno dei tanti problemi personali da cui è afflitto da anni. Un lauto stipendio mensile e un ruolo di primo piano potrebbero farlo rientrare dalla finestra dopo la cacciata dal portone principale decisa dal primo cittadino. Tra i due i rapporti sono diventati tesissimi già all’indomani della vittoria elettorale. Gaudino, “creatura” di Piccirillo, non ha perso tempo a prendere le distanze dal suo “mentore”. Al sindaco sono risultati indigesti i tanti “casini” nei quali l’esponente dem sguazza da tempo. Strano che se ne sia accorto solo l’8 novembre scorso, ma fatto sta che il sindaco ha immediatamente alzato le barricate proprio nei confronti di chi aveva sponsorizzato la sua candidatura sia alle amministrative del 2018, sia a quelle del novembre 2021. Ben presto il centrosinistra si è trasformato in un negozio di cristalleria travolto da un elefante quando Piccirillo ha bussato a denari alla porta di Gaudino. “O io o un mio uomo deve guidare l’Acquedotti”, è stata a detta dei più la richiesta perentoria dell’ex brancacciano di ferro. Una richiesta accolta con freddezza dagli alleati di governo e da una parte del Pd. Anche Antonino Santillo aspira alla presidenza della società idrica. Fermamente contrari i seguaci di Di Micco. In seguito alla prima vistosa frattura interna, connotata dall’annuncio dell’appoggio esterno da parte dei dem, il senatore non ha gradito il ritorno alla pace imposta dal presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero. Orta in Movimento ha apertamente fatto sapere che lo scontro al calor bianco con i dem non sarebbe passato in cavalleria. La soluzione indicata dai dimicchiani era semplice quanto sanguinosa: il gruppo Pd si sarebbe dovuto spaccare, con l’addio di Adriana Cinquegrana (cognata di Piccirillo) e di Santillo. Un sogno che non si è avverato con la conseguente drastica decisione di Orta in Movimento di limitarsi all’appoggio esterno. Una posizione confermata anche dal voto di astensione nell’ultimo turbolento consiglio comunale. Al netto delle motivazioni alla base della guerra fratricida, balza agli occhi di tutti l’inadeguatezza del centrosinistra di guidare la città. Gaudino e company non sono stati in grado di fornire risposte concrete a tematiche fondamentali come l’ambiente e la scuola. Sul piano della vivibilità zero passi avanti. E ora all’albero delle doglianze è stato affisso anche il bigliettino dei conti pubblici che non tornano. Un vero disastro. Per essere buoni.
Mario De Michele