Tra le sentenze del Consiglio di Stato che barrano con una croce nera alcune abitazioni di Orta di Atella spicca quella che “colpisce” il Parco Arcobaleno. Il complesso residenziale di via Clanio è composto da circa 250 appartamenti. Il 2 luglio 2008 i palazzi finirono nel mirino della commissione straordinaria subentrata al consiglio comunale sciolto per infiltrazioni camorristiche. Sindaco Salvatore Del Prete “Monsignore”, in carica dopo l’elezione di Angelo Brancaccio alla Regione Campania. I commissari annullarono in autotutela il permesso di costruire rilasciato dall’Utc alla ditta Real Estate dei fratelli Aprovitola. Gli imprenditori si appellarono prima al Tar ma il ricorso fu bocciato, poi al Consiglio di Stato. Anche in secondo grado i giudici amministrativi hanno dato ragione al Comune. Lo spettro dell’abbattimento aleggia sui 250 appartamenti. Rischiano di finire in mezzo a una strada oltre mille cittadini. Si preannuncia una rivolta popolare. Ma di fronte alla sentenza della magistratura amministrativa il Comune non ha scelta. Deve avviare, in tempi rapidi, l’iter per la demolizione degli immobili o in alternativa acquisirli al patrimonio pubblico. La revoca della licenzia edilizia scaturì dall’eccesso di cubatura, quasi il doppio rispetto a quella prevista dal permesso a costruire, per le “solite” irregolarità urbanistiche in salsa ortese: porticati e sottotetti non abitabili furono trasformati in abitazioni. Finora la sentenza del Consiglio di Stato è ancora custodita nei cassetti degli uffici comunali. Quando sarà tirata fuori? Quando si procederà all’attuazione? Va detto che la stragrande maggioranza dei proprietari degli appartamenti del Parco Arcobaleno hanno acquistato in buona fede, non per fare speculazioni edilizie. Ma dura lex, sed lex. Soprattutto perché il sindaco Antonino Santillo ha spinto per l’approvazione in consiglio del Piano urbanistico adottato in passato dai commissari straordinari in sede di giunta. Perché il primo cittadino non attua il Puc? Il varo definitivo dello strumento urbanistico è solo un paravento per dimostrare una finta legalità? Per dimostrare il contrario il Comune deve mettere mano a tutti gli atti consequenziali alla sentenza del Consiglio di Stato. Avverrà presto? Sì, ma solo a patto che Santillo non sia un finto legalitario. Staremo a vedere e lo giudicheremo dai fatti, non dalle chiacchiere. Verba volant, scripta manent.
Il caso Parco Arcobaleno si intreccia con altre due sentenze del Consiglio di Stato che coinvolgono due esponenti di spicco delle passate e dell’attuale amministrazione comunale. Si tratta di Michele De Micco e di Gianfranco Piccirillo. Già molto tempo fa i giudici amministrativi hanno dichiarato legittima l’ordinanza di demolizione dell’Utc del palazzo di Francesco De Micco, padre di Michele, che abita nell’immobile. La struttura dell’ex consigliere del Pd non rispetta la distanza perimetrale dal cimitero. Una grave irregolarità che non può essere sanata nemmeno da un condono nazionale. Non ci sono santi da implorare. Va abbattuta o acquisita al patrimonio comunale. Anche la pratica De Micco sta prendendo polvere? Nella stessa situazione, ma per difformità di altro tipo, si trova il palazzo di Antonio Piccirillo, dove abita il fratello Francesco, personaggio di spicco della politica locale. Francesco Piccirillo, la cui casa è andata all’asta, è cugino del sindaco Santillo, è cognato dell’assessore Annalisa Cinquegrana, da lui indicata in giunta, ed è uno dei leader politici della maggioranza. Più conflitto di interesse di così! Per carità, è giusto che gli uffici comunali procedano in base al protocollo delle sentenze. Ma sarebbe grave se qualcuno pensasse di insabbiare o rallentare i casi De Micco-Piccirillo con la scusa che il problema Parco Arcobaleno è di difficile gestione. La legge è uguale per tutti: gli imprenditori Aprovitola devono pagare al pari dei politici De Micco e Piccirillo. La credibilità delle istituzioni si valuta da questo: non si guarda in faccia a nessuno. Altrimenti si configurerebbero decine di reati amministrativi e penali. È mai possibile che ad Orta di Atella per far rispettare la legge debba sempre intervenire la magistratura? È la morte della politica e delle istituzioni. E il Puc si trasformerebbe in una becera operazione di facciata.