Per la brutta piega presa dall’amministrazione comunale di Orta di Atella la resa dei conti in Città Visibile era inevitabile. Nei primi 8 mesi di governo cittadino il collettivo atellano ha smarrito per strada gran parte della sua forza identitaria. Un gruppo formato da militanti seri e coerenti. Ma il potere ha scalfito una parte di quei compagni che hanno sempre perseguito il bene comune nella loro azione politica. La falsa partenza della maggioranza di centrosinistra ha finito per logorare anche Città Visibile. L’appiattimento su posizioni filogovernative ad ogni costo ha deturpato i chiari tratti di un movimento nato e cresciuto per risollevare le sorti del territorio. Finora il sindaco del Pd Vincenzo Gaudino e la giunta sono stati inghiottiti dalle sabbie mobili della spartizione di poltrone e da una guerra di posizionamento senza fine. L’opposto di quanto professato in questi anni dal collettivo. Mercoledì scorso, durante una riunione nella sede di piazza Pertini (per noi resta tale), sono emerse collocazioni diversificate all’interno di Città Visibile. Per brevità diciamo che nel movimento c’è un’ala istituzionale-governativa, che pur di proseguire l’esperienza amministrativa sta ingoiando qualsiasi tipo di rospo, e una componente critica per lo sgretolamento del centrosinistra. Ai “ribelli” non è andata giù la rottura con il Movimento per Orta. Il gruppo del senatore Fabio Di Micco ha abbandonato la maggioranza riservandosi l’appoggio esterno punto su punto dell’agenda politica. Una decisione scaturita dalla ritrovata intesa tra Gaudino e i Democratici e Riformisti dopo una crisi furibonda scoppiata già all’indomani della vittoria elettorale. Il primo cittadino non è stato lineare. In un primo momento ha puntato sull’asse Città Visibile-Movimento per Orta. Successivamente, in seguito all’intervento dall’alto di Gennaro Oliviero, ha di nuovo virato verso i dem. Una scelta dettata da un bieco opportunismo politico. Ma una parte del collettivo non ha per nulla gradito il trattamento riservato ai seguaci di Di Micco. E soprattutto non piace l’idea di essere subalterni al Pd, in particolare agli esponenti dem che sotto il dominio di Angelo Brancaccio (vedi Gianfranco Piccirillo, suo ex fedelissimo) hanno fatto il bello e il cattivo tempo. La componente sociale di Città Visibile vuole ridare al Movimento per Orta il ruolo che aveva per contenere la deriva poltronara dei democrat che esprimono ben 5 consiglieri. Lo stesso numero di membri dell’assise su cui possono contare Città Visibile e dimicchiani se ritornassero a camminare sugli stessi binari. Le critiche interne del collettivo hanno indotto il vicesindaco Vincenzo Tosti, fino a ieri indiscusso punto di riferimento del gruppo, a sbottare contro i “rivoltosi”. Il braccio destro di Gaudino avrebbe dato la disponibilità a mandare tutto all’aria. Sarà vero? Per adesso, sorprendendo un po’ tutti (era un barricadero duro e puro), è sempre rimasto, in coppia con l’assessore Marilena Belardo, coperto e allineato sulle posizioni del sindaco. Tosti e Belardo ritorneranno ad avere il dna di Città Visibile. Per quello che si è visto finora sembra che il loro sangue sia stato infettato irrimediabilmente dal virus del potere.
Mario De Michele