Premessa: Giovanni Russo non ci è troppo simpatico. Il deputato uscente di Fratelli d’Italia, candidato alle politiche del 25 settembre nel partito della Meloni nel plurinominale delle due circoscrizioni Campania 1 (Napoli e provincia), soffre a nostro avviso di una sorta di idiosincrasia cronica nei confronti di noi giornalisti. È talmente riservato da rasentare l’eremitismo. Eppure come si evince dagli atti parlamentari il casertano 41enne non fa parte della folta schiera degli onorevoli fannulloni. Non è un turista della politica. Eletto nel 2018, è stato membro della commissione Difesa, dove è stato capogruppo per circa 1 anno e mezzo. L’avvocato-violinista (è stato docente di ruolo di violino e professore d’orchestra) nel corso dell’ultima legislatura ha curato i rapporti con ambasciate e addetti per la difesa presso le Ambasciate d’Italia all’estero. Un ruolo che conta. Eccome. Ruolo ricoperto, ci spiace un po’ riconoscerlo, con profitto. Russo è stato vicepresidente sezione bicamerale parlamentare su Azerbaijan, Kazakistan, Giordania, Quatar, Marocco, Thailandia, Emirati arabi, Arabia Saudita, Serbia, Grecia, Cuba, Taiwan, Brasile, Argentina, Repubbliche Balcaniche, Parlasur. Nel maggio 2021 è stato insignito dell’ordine della medaglia d’onore del Milli Mailis della Repubblica dell’Azerbaijan dal presidente del Parlamento Samiba Gafarova. Nel settembre dello stesso anno ha rappresentato l’Italia al centenario della Fondazione dell’Azerbaiian in qualità di capodelgazione. Il 16 giugno 2022 si è appuntato al petto il Distintivo d’onore del Centro Alti Studi della Difesa. Come se non bastasse è stato capodelegazione per l’Italia in Azerbaigian ed in Kazakistan, oltre che coordinatore dell’intergruppo parlamentare, da lui istituito, per la valorizzazione dell’industria della Difesa. Il taciturno e poco appariscente onorevole Russo preferisce rimboccarsi le maniche senza dare troppo nell’occhio. È un politico del fare. C’è la sua firma in calce al provvedimento per trasformare il Mezzogiorno in Hub europeo delle infrastrutture critiche. Un modo concreto e intelligente per trasformare il Mezzogiorno da Sud dell’Europa a centro del Mediterraneo.
Una delle proposte più “forti”, che se fosse passata avrebbe sortiti effetti positivi, è quella che prevede l’equiparazione dei roghi tossici di Terra dei fuochi ad atti di terrorismo. “Terra dei fuochi deve essere considerata alla stregua di una minaccia asimmetrica come quella del terrorismo”, disse Russo, stranamente senza suscitare particolare clamore. E invece quella sua proposta farebbe da apripista alla risoluzione efficace del gravissimo problema dei roghi tossici, che colpisco in particolare le popolazioni dei Comuni al confine tra Napoli Nord e la cintura atellana delle città casertane. Ma, si sa, è più facile organizzare una manifestazione di protesta che adottare una normativa realmente in grado di fermare il biocidio della Terra dei fuochi. E poi c’è una grande abbondanza di parlamentari, di cui faremmo volentieri a meno, che si riempiono la bocca di salvaguardia dell’ambiente senza sapere nemmeno dove e come si sviluppano i roghi tossici. Purtroppo la proposta seria di Russo non ha fatto breccia nei cuori radical chic di deputati e senatori del centrosinistra. Lo schivo parlamentare di Fdi si è anche occupato del potenziamento del Golden power. Il Golden power assegna al governo poteri di indirizzo e orientamento nelle transazioni in settori come la difesa e la sicurezza nazionale, nonché in ambiti strategici come energia, trasporti e telecomunicazioni. A proposito di energia, c’è da dire che lo sfuggevole Giovanni Russo è stato uno dei principali sostenitori del Tap (sul versante dell’Azerbaigian). Il Tap è il gasdotto che dalla frontiera greco-turca attraversa Grecia e Albania per approdare in Italia, sulla costa adriatica della provincia di Lecce. Con i tagli alla fornitura del gas da parte della Russia senza il Tap gli italiani sarebbero stati costretti a farsi il bidè con l’acqua fredda anche in inverno. Per onestà intellettuale dobbiamo confessare che l’onorevole di Fdi Russo ci sta un po’ sulle scatole anche perché è un filino guerrafondaio. Si inserisce nel filone politico di chi sostiene che per difendere i confini nazionali bisogna munirsi di Forze Armate ben equipaggiate e messe nelle condizioni migliori di operare. Non a caso Russo ha sottoscritto una risoluzione per mandare le nostre navi da guerra nello stretto di Hormuz. Una di quelle navi, una fregata, è stata poi inviata anche nel golfo di Guinea per la lotta alla pirateria. È inoltre promotore della prima risoluzione nella storia d’Italia che permette l’armamento dei droni. E ha fatto parte per la prima volta nella storia del Parlamento italiano delle delegazioni ad Eurosatory a Parigi, una delle fiere maggiori e più estese al mondo nei settori della sicurezza e difesa. L’ultima edizione ha visto protagonisti 59 Paesi, oltre 1.500 espositori e più di 60mila visitatori provenienti da ogni parte del pianeta. L’esponente del partito della Meloni figura tra i promotori della riforma dell’art. 537 ter (introduzione del cd. G2G) sull’aumento dell’export di prodotti della difesa all’estero, un incremento che nel 2020 in 6 mesi ha fatto segnare un più 10 miliardi di euro, da 5 mld a 15mld. Ha promosso anche la riforma del sistema di reclutamento dei volontari delle Forze Armate e quella del Centro Alti Studi della Difesa con la sua trasformazione in Università Think Tank. Ha infine lavorato sodo per l’introduzione della interoperabilità tra sistema sanitario militare e civile per consentire ai militari di intervenire nel comparto civile in caso di crisi sanitaria. Ora possiamo dire tutta la verità: l’onorevole Giovanni Russo è preparato e competente. Ma ha un grave difetto. Imperdonabile. È candidato alle politiche con Fratelli d’Italia.
Mario De Michele