Oltre Beckett e Ionesco. Ben al di là del meta-teatro pirandelliano. Nemmeno Brecht ha osato tanto. Lo psicodramma del Pd inscenato da Susanna Camusso alle provinciali di Caserta si è incagliato nei fondali dell’incomunicabilità. In tanti si sono affannati nell’esegesi politica. Nessuno ci ha capito nulla. Qualcuno si è chiesto: “Ma almeno lei si è resa conto di quello che ha combinato?”. Quesito legittimo. Nella composizione della lista il commissario dem ha seguito un percorso talmente a zig-zag da perdere lei stessa la bussola. I forti giramenti di testa hanno prodotto “stop and go” spiazzanti. L’auto del Pd è finita una decina di volte fuori strada. Le brusche sterzate hanno sballottato a destra e sinistra un partito già da tempo in stato confusionale. Quando la senatrice ha tagliato il traguardo della lista alle provinciali il rinnovamento è andato a farsi friggere. Altro che cambiamento. Siamo alla restaurazione. Il goffo tentativo di mascherare il ritorno al passato è tragicomico. Da un lato c’è l’accordo con i 5 Stelle (scelta giusta), dall’altro l’inclusione dei fedelissimi di Gennaro Oliviero (scelta cervellotica). Tutto e il contrario di tutto. Non a caso gli esponenti di Articolo Uno e l’ala sinistra del partito sono in rivolta. “Le scelte della Camusso hanno segnato un arretramento politico”. E in effetti i seguaci di Oliviero continuano a restare in campo. Senza batter ciglio la senatrice ha inserito nella lista Marco Cicala, sindaco di San Marco Evangelista, e Michele Caporaso, sindaco di Sant’Angelo d’Alife e presidente della Comunità Montana del Matese. Entrambi uomini di fiducia del timoniere del parlamentino campano. Un bel regalo di Natale a coloro i quali hanno portato il Pd in tribunale. Pochi giorni prima invece era stato impedito di ricandidarsi agli uscenti Ciro Marcigliano e Salvatore Lettera perché troppo vicini a Oliviero. Ipocrisia politica. Indovinate chi ha autenticato le firme per presentare la lista Pd-M5S e tutti i nomi dei candidati? Ciro Marcigliano, proprio lui, quello silurato con Lettera per non farsi tirare le orecchie da Roma. Ma se i vertici nazionali possono essere “gabbati” le bugie hanno le gambe corte a livello locale. “I famosi cacicchi – osservano gli ex Articolo Uno e l’ala sinistra del Pd – che si volevano depotenziare e marginalizzare oggi appaiono ancora più forti e capaci di dettare la linea politica del partito casertano e campano. Di fronte a questa “logica follia”, che assomiglia moltissimo alla teoria del “cambiare tutto per non cambiare nulla”, i compagni provenienti dalla esperienza di Articolo Uno, che si rivedono nel nuovo corso della segretaria nazionale e continuano a credere nel cambiamento, nel criticare decisamente l’azione sin qui svolta dalla commissaria Camusso, ritengono, allo stato, che il Pd casertano non sia una sede credibile per iniziative e confronto politico”. I democrat di Terra di Lavoro sprecano un’altra occasione per fare piazza pulita e ripartire. Susanna Camusso ha tirato il freno a mano. Ha preferito restaurare l’ancien regime. E i soliti noti già pensano al tesseramento (da rigonfiare). Direbbe il filosofo: “La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”.
Mario De Michele