Tutto torna. È servito un bel po’ di tempo ma alla fine abbiamo capito perché il Collettivo Città Visibile di Orta di Atella abbia sempre assunto una posizione morbida sugli anni del sacco edilizio. Per Francesco Comune, leader del movimento, è un terreno minato. Quello di via Carosone, di proprietà del padre Nicola Comune, divenuto una miniera d’oro quando il “boss” Angelo Brancaccio ha indossato per la prima volta la fascia di sindaco. Riavvolgiamo il nastro per comprendere bene la trama del film (neo)realista. È il 1997. Nicola Comune ricopre la carica di capogruppo della maggioranza guidata da Brancaccio, tuttora detenuto per 416 bis (sarà scarcerato per fine pena tra settembre e ottobre prossimi). Nel 1999 l’allora primo cittadino nomina assessore alla Pubblica istruzione Maria Rosaria Comune, figlia di Nicola e sorella di Francesco, comunista puro e duro e alfiere della legalità fino alla morte. Almeno così sembra. Dalla fine degli anni Novanta, periodo nel quale Luigi Ziello, già sindaco, è ancora il personaggio politico ortese più influente, le amministrazioni locali gettano le basi urbanistiche, totalmente illegittime, per pianificare il sacco della città. E casualmente proprio a quell’epoca il terreno di Nicola Comune, che insisteva in una traversa di via Clanio allora senza nemmeno denominazione essendo aperta campagna, viene toccato dalla grazia divina di Brancaccio e inserito nel nuovo Prg. “Sim Sala Bim”. E su quel fondo “agricolo” svettano ben 8 appartamenti. Un affare milionario.

Tutto il marcio nasce da quella maledetta delibera di consiglio comunale del 1998. Manco a farlo apposta la numero 17, con la quale l’assise approvò l’adozione del Piano regolatore generale. Era marzo. La seduta inizia alle 10.20. Da quell’ora tutto cambia. In peggio. Fino a superare i confini della vergogna. Nell’ordinanza di arresto di Angelo Brancaccio il giudice rimarca che “…la speculazione edilizia ha avuto inizio agli albori degli anni duemila… ed è il frutto specifico di un accordo criminale… le cause di questo scempio sono riconducibili al rilascio di migliaia di titoli abitativi edilizi concessi tra il 2000 e il 2008…”. Insomma la distruzione del territorio è iniziato per colpa di quel nefasto Prg e delle varianti apportate con le delibere consiliari n. 61 del 29/11/2001 e n. 5 del 21/01/2005. Nel corso degli anni il paese è stato sommerso da una gigantesca colata di cemento con la nascita di “Orta 2”.

E anche in questo caso, per quanto riguarda la morbidezza del collettivo Città Visibile, i conti tornano. Nicola Comune, papà del lider maximo Francesco, ottiene la prima concessione edilizia nel 2000. È la n. 41. E prevede la realizzazione di 4 villini. Il detto “chi si accontenta gode” non vale per tutti”. Nicola Comune infatti chiede e incassa una variante alla prima concessione. La cubatura passa da 1.000 a 1.600. Il numero delle abitazioni raddoppia. Non più 4 ma 8. Alla fine della fiera sorte uno stabile di tre piani. Tutto grazie a una lettera: la B. Mentre il terreno di Nicola Comune era in zona C, cioè da lottizzare con standard urbanistici. Ecco come in un baleno un comunista si trasforma in un palazzinaro. Colpo di magia in perfetto stile Brancaccio e company.

Ma vediamo tra i compagni chi c’erano. La delibera di consiglio comunale n. 17 del 29 marzo 1998, con ad oggetto “Adozione P.R.G. – S.T.A. – Carta uso agricolo – Zonizzazione acustica – Indagine geologia: provvedimenti”, ottenne i voti favorevoli di: Angelo Brancaccio (sindaco), Luigi Ziello, Tommaso Dell’Aversana, Salvatore Del Prete (“Monsignore”), Salvatore Patricelli, Giovanni Migliaccio, Giuseppe Mozzillo, Nicola Villano, Angelo Dell’Amico, Domenico Iovinella, Rosa Minichino, Franco Fiorillo, Michele Lampano, Giovanni Sorvillo, Dario Santillo, Alfonso Di Giorgio, e Nicola Comune per l’appunto. Votarono contro: Giuseppe D’Errico, Carlo Cioffi e Pasquale Di Lorenzo. Guido Santillo era assente. Rileggete tutti i nomi. Un popolo senza memoria e un popolo senza storia. Orta di Atella invece ha una storia millenaria che va rispettata. Così come quella dei comunisti. Altrimenti i veri proletari vengono pure presi per i fondelli: “compagno, tu fatichi e io magno!”.

(continua…)

Michele Apicella

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