“Enzo Guida dimettiti!”. Il gruppo di opposizione Uniti per Cesa fa sentire la propria voce in seguito alla condanna a 2 anni subita dal sindaco del Pd per stalking e diffamazione ai danni della moglie. La sentenza è stata emessa nei giorni scorsi dal Tribunale Napoli Nord. Il documento della minoranza, sottoscritto dai consiglieri Ernesto Ferrante, Carmine Alma, Amelia Bortone e Maria Verde, ruota attorno a un punto focale: la bufera giudiziaria che ha travolto il sindaco Guida non può essere relegata a fatti privati con una strumentale e inquietante logica “minimalistica”. La rilevanza è pubblica e come tale deve essere valutata. Nascondersi dietro a un dito, come sta facendo la maggioranza di centrosinistra, non rende giustizia alle vittime di questa brutta storia. “Enzo Guida – si legge nella nota di Uniti per Cesa – è stato condannato a due anni. Le condotte persecutorie e diffamatorie poste in essere da Guida hanno una rilevanza pubblica. Non sono “cose private”! Pubblica è la carica che riveste e pubblico è il ruolo degli amministratori che sono stati costretti a comparire davanti ai giudici per questa storia di violenza e prevaricazione. Pubblico è il ruolo di chi, anche nel gruppo di opposizione, ha ricevuto certe “buste”. Ferrante, Alma, Bortone e Verde accendono i fari su un altro aspetto della vicenda: il rischio che l’omertà possa avere la meglio è più che concreto. Guida ha instaurato un sistema di potere basato sul terrore: guai a toccare il sindaco di Cesa! “In un momento storico in cui – recita un passo del documento dell’opposizione – viene riconosciuta la gravità delle condotte persecutorie perpetrate attraverso l’uso dei social network, Cesa non può e non deve essere un mondo a parte in cui trionfano il silenzio, l’omertà e l’ipocrisia. Se è vero che le funzioni pubbliche vanno svolte con dignità e onore, è altrettanto vero che in una persona che ricopre la carica di amministratore è impossibile separare la sfera politica da quella individuale”. Per Ferrante, Bortone, Alma e Verde c’è poco da elucubrare: “La particolare gravità dei reati commessi da Guida è incompatibile con il ruolo di sindaco”. Gli esponenti dell’opposizione aggiungono: “Qualche settimana fa, siamo stati costretti a doverci sorbire una lezione di tutela delle Pari Opportunità e di rispetto dei diritti delle donne da parte del Pd, il partito di Guida. Alla luce di quanto è stato deciso da un Tribunale, cosa ha da dire adesso il Pd? Finché Guida sarà in carica da condannato, a Cesa non si potrà più parlare di parità di genere, “panchine rosse” e lotta alla violenza sulle donne. La sentenza di condanna è stata pronunciata in nome del popolo italiano, di cui fa parte anche la cittadinanza di Cesa”. Infine un appello a chi anche in questo caso ha deciso di volgere lo sguardo da un’altra parte: “Ai tanti “muti” chiediamo: se la vittima fosse stata una vostra familiare, cosa avreste fatto? A differenza vostra, noi non abbiamo mai taciuto. E mai lo faremo!”. Chi tace su una vicenda così grave nella migliore delle ipotesi si siede tra i banchi dei complici.
Mario De Michele