“Il governatore De Luca ha torto in punta di diritto”. Nazario Pagano, presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, giurista, mette mano ai testi di legge e boccia l’idea di De Luca di cambiare la norma per candidarsi una terza volta alla guida della Campania. Pagano non è del Pd, il partito di De Luca. E’ un forzista e sa bene che per Forza Italia e per il centrodestra se si creasse una “ammuina” nel campo avversario, con De Luca che corre da solo, Schlein che sostiene il 5S Roberto Fico oppure un altro dem, che sia Enzo Amendola o Marco Sarracino, sarebbe tanto di guadagnato a destra e un inatteso vantaggio per vincere le prossime regionali in Campania. Tuttavia la legge è legge. Se non la modifica il Parlamento – che invece per ben 5 volte ha bocciato la norma proposta dai leghisti di cancellare il limite di mandato, cioè non più di due consecutivi – difficilmente se ne farà qualcosa. Il governo potrebbe rivolgersi alla Corte costituzionale sollevando il “caso Campania” e facendo annullare l’indisciplinata mossa campana.

L’escamotage trovato dal vicerè don Vincenzo insomma non sembra avere vita lunga. De Luca infatti vuole recepire solo ora a livello regionale la legge nazionale che impone il limite dei due mandati consecutivi ai governatori. E’ la legge numero 165/2004 “recante i principi fondamentale concernenti il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del presidente e degli altri componenti della giunta regionale nonché dei consiglieri regionali”. Cosa succede nelle intenzioni del governatore? Parte una sorta di reset. Il contatore scatta adesso e De Luca di candidature, a Dio piacendo, potrebbe metterne in programma anche altre due. La segretaria dem Elly Schlein gli ha già detto che non se ne parla.

Al di qua dello scontro politico, c’è un recinto giuridico che i costituzionalisti del Pd sono concordi a ritenere invalicabile. “I principi li detta la norma nazionale del 2004, a cui le leggi elettorali regionali devono restare vincolate”. E’ il mantra di tanti esperti, a cominciare da Dario Parrini, ex presidente dem della Affari costituzionali in Senato. Salvatori Curreri ragiona sul pasticcio che la forzatura di De Luca e la sua candidatura verrebbero a creare. Il governo di Giorgia Meloni impugnerebbe la legge campana entro 60 giorni alla Corte o piuttosto preferirebbe lucrare il vantaggio politico alle elezioni per la divisione del campo avversario? “E se il governo non impugna – osserva Curreri -, si presenta la questione della incandidabilità, ovvero dell’elezione di De Luca come candidato incandidabile. In pratica ogni altro candidato è in diritto di sollevare il caso perché la competizione elettorale risulta alterata”.

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