Ha ragione da vendere Nicolai Lilin: “La fame viene e passa, ma la dignità una volta persa non torna più”. Amelia Martino ha scelto la via della dignità lasciando la fame di potere al sindaco facente finzione Tommaso Barbato e alla sua combriccola di avventurieri della politica. “Rassegno irrevocabilmente e con effetto immediato le proprie dimissioni quale presidente del consiglio comunale, continuando a svolgere con fermezza e ancor maggiore motivazione la funzione di consigliere del gruppo Teverola Sostenibile”. Una lezione di vita, di stile e di etica che la giovane avvocatessa ha impartito ai triceratopi bramosi di poltrone. Per dirla con Massinger “la vera dignità non viene mai acquistata con la posizione, e non viene mai persa quando gli onori sono ritirati”. Martino ha rinunciato agli onori per senso istituzionale. Lo scranno di timoniere del civico consesso era divenuto merce di scambio. Le chiavi del cancello del mercato delle vacche, come sempre, le tiene in tasca Biagio Lusini, il vero sindaco. Al portone d’ingresso, anche questa non è una novità, Gennaro Caserta, l’highlander della pseudo-politica locale. Pur di non perdere la fascia tricolore Barbato si è ridotto a fare il videomaker d’accatto che cattura il labiale “taroccato” dei consigli comunali. Che tristezza. L’amministrazione comunale è ormai un Jurassic Park. Fossili che per essere datati ci vorrebbe il carbonio 14. Nessuno, neppure il più pessimista del pianeta, avrebbe profetizzato per Teverola un ritorno alla preistoria. Il sindaco facente finzione Barbato non ha mai letto Seneca: “Molto potente è chi ha sé stesso in proprio potere”. L’ex primo cittadino invece ha preferito cedere lo scettro a Lusini, appassionato di Diabolik. Via i giovani, spazio ai vecchi. Al ribaltonista Barbato non resta che postare su Fb commenti che fanno scompisciare dalle risate: “Diventiamo ridicoli solo quando vogliamo apparire ciò che non siamo”. Il sindaco facente finzione ha ampiamente travalicato i limiti del ridicolo. Direbbe il poeta: “Non so se il riso o la pietà prevale”. È ridicolo e pietoso il tentativo di Barbato di far apparire Amelia Martino attaccata alla poltrona. Lui che ormai si aggira per le stanze del municipio come un fantasma perché tutte le scelte amministrative vengono adottate a casa di Lusini, con il Conte di Cavour che fa da cinghia di trasmissione di una maggioranza-minoranza nella quale quasi tutti sono a caccia dell’osso da spolpare. A completare il quadro del disastro le pennellate di Emanuela Crisci. Il segretario generale ha completamente smarrito la strada dell’imparzialità come dimostra il video (vero e non “truccato”) della seduta consiliare dello scorso 4 novembre, durante il quale sembra il capogruppo della maggioranza. Lo rimarca giustamente Martino nella sua lettera di dimissioni: “Il Segretario Generale, travalicando le sue funzioni di verbalizzante (in barba alle norme che regolamentano il funzionamento del Consiglio) non ha garantito il corretto svolgimento dello stesso, procedendo ad offendere ed accusare reiteratamente ed ingiustificatamente solo i consiglieri comunali del gruppo Teverola Sostenibile, compresa la sottoscritta, rei (a suo dire) di condotte in realtà non censurabili in quanto perfettamente corrispondenti alla normativa vigente; complice e sorda– invece – dinnanzi alle aggressioni verbali ai danni della scrivente, poste in essere dall’Assessore Salve, nel miserabile silenzio del primo cittadino, ed avallate con sorrisi beffardi e smorfie imbarazzanti dalla segretaria comunale, dott.ssa Emanuela Crisci, assumendo un atteggiamento tutt’altro che istituzionale e non all’altezza del ruolo ricoperto”. Con il ribaltone griffato Barbato-Lusini-Caserta si è perso il senso della misura. E il decoro istituzionale è stato cestinato come un foglio di brutta. Alla base della mozione sfiducia ci sono motivazioni politiche che non hanno nulla a che vedere con il fantomatico “comportamento ostruzionistico di Martino”. Al trio Barbato-Lusini-Caserta non è mai interessato il “corretto svolgimento del civico consesso”. Il presidente del consiglio comunale doveva pagarla cara per l’adesione al gruppo Teverola Sostenibile. Più che una mozione di sfiducia è stata una ritorsione. La libertà di pensiero e di espressione non fa parte del vocabolario del sindaco vero Lusini. Di fronte al sultano bisogna chinarsi e srotolare tappeti rossi. Quello che ha fatto Barbato. Da primo cittadino è diventato l’ultima ruota del carro di un’amministrazione comunale che ha tradito il mandato elettorale. Ora l’obiettivo è mangiare il panettone. E poi la Colomba. Magari fare un falò a Ferragosto. Nel frattempo la città sarà messa a ferro e fuoco. I primi Botti si sono uditi forti e chiari con la nomina illegittima di un pensionato all’ufficio tecnico. A prelevarlo dalla panchina del Jurassic Park il tirannosauro Lusini, memore dei bei tempi andati del Puc redatto dall’attuale capo “abusivo” dell’Utc. Quel Puc che ha dato la stura alla cementificazione selvaggia e alla nascita di insediamenti produttivi a ridosso delle scuole. Il tentativo di distruggere l’immagine di Amelia Martino è miseramente fallito. Il presidente dell’assise ha tolto il disturbo. Via alle danze per l’accaparramento della poltrona vacante. Che la grande abbuffata abbia inizio. Spolpate l’osso finché potete. Tanto ci penserà prima la magistratura e poi il popolo a spazzarvi via. Sarà fatta piazza pulita anche di quelli che nella maggioranza si trincerano dietro un silenzio assordante. Dante colloca gli ignavi nell’Antinferno. Li reputa indegni di qualunque cosa, sia delle gioie del Paradiso che delle pene dell’Inferno perché non hanno scelto tra il bene e il male e non si sono schierati politicamente. De André: “Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”.

Mario De Michele

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