Giovanni Toti riflette sul futuro suo e della Regione dopo che il Riesame ieri ha confermato gli arresti domiciliari e in una lettera all’avvocato Stefano Savi spiega che “la Presidenza è oggi più un peso che un onore”. Il governatore sospeso sembra pensare alle dimissioni, ma non intende decidere da solo, vuole parlare con gli alleati. E con una istanza presentata al giudice, chiede di potere incontrare il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e i due assessori regionali fedelissimi Giacomo Giampedrone e Marco Scajola. Il leader della Lega sarà a Genova lunedì per un convegno del Mit sulle grandi opere, ma non è detto che l’incontro possa avvenire già quel giorno. I confronti serviranno per fissare la linea da seguire in Regione e a questo punto non è escluso che si possa iniziare a parlare anche del futuro del governatore e delle sue eventuali dimissioni. “E’ chiaro che oggi per me la poltrona di Presidente è maggiormente un peso che un onore. Forse sarebbe stato più facile, fin da subito, sbattere la porta, con indignazione, al solo sospetto – scrive Toti a Savi -…Non mi spaventa rinunciare ad un ruolo a cui pure sono legato…”. “Vedo come una liberazione poter ridare la parola agli elettori…. ma la Presidenza non è un bene personale…Nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerò ad incontrarmi con gli amici del movimento politico, gli alleati… E le scelte che faremo saranno per il bene della Liguria”. In attesa degli incontri, la Liguria vive una fase di grande incertezza, da un lato il pressing del Centrosinistra e del M5S che tornano a chiedere le dimissioni di Toti, dall’altro l’esitazione dietro alla calma apparente del centrodestra indeciso sul da farsi dopo che lo stesso Toti ha annunciato la volontà di non ricandidarsi. Senza dimenticare che i tempi dell’annunciato ricorso in Cassazione dell’avvocato del presidente ‘sospeso’ allungheranno l’attesa fino al prossimo autunno. Fa pressione il Pd: “Non si tratta di una questione di garantismo o giustizialismo, ma di prendere oggettivamente atto che la presidenza di Toti non può proseguire e che il centrodestra ligure e nazionale non può tenere in ostaggio una Regione intera” dichiara l’europarlamentare ligure del Partito Democratico e capodelegazione uscente Brando Benifei. “Dal Riesame sono emerse valutazioni pesantissime, che fanno riflettere profondamente sulla stagione politica totiana, una stagione di malgoverno che ora si conclude nel peggiore dei modi, con un’istituzione immobile in attesa che Meloni, Salvini e Tajani capiscano come uscire da questa situazione gravissima. È un arroccamento al potere inaccettabile, che i cittadini sapranno giudicare. È proprio ai cittadini che va data la parola tornando al voto”. Ma il deputato e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia in Liguria Matteo Rosso, portavoce del partito più votato alle ultime elezioni europee in Liguria, continua a difendere a spada tratta il governatore aprendo alla possibilità di “un altro incontro tra Toti e i coordinatori regionali del centrodestra” perché sarebbe “un’occasione importante per capire cosa vuole fare”. “Non so se si può andare avanti così fino a fine legislatura, – commenta Rosso – ma sicuramente la fine legislatura non dipende solo da noi dipende anche dal presidente Toti, vorremmo parlare con lui”. Pd, M5S e Avs preparano intanto una manifestazione unitaria in piazza a Genova con i leader Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per chiedere le dimissioni di Toti e lanciare un’alleanza elettorale sul modello del fronte popolare francese. “Sul candidato abbiamo delle disponibilità e sarà scelto con gli alleati, – ribadisce il segretario regionale del Partito Democratico Davide Natale – se la situazione degenera dovremo farlo in tempi più brevi, se invece il centrodestra vuole trascinarsi fino al 2025 avremo più tempo, è una situazione delicata e non vogliamo sbagliare la mossa, noi qualsiasi tipo di proposta la decideremo insieme agli alleati”. Sono disponibilità civiche? “No. Non è assolutamente detto”, replica Natale.

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