Due ragazze avrebbero guidato la gang dei bulli contro Alessandro. Una ex inviperita per un rifiuto avrebbe ordito la terribile vendetta nei confronti di un adolescente tra aggressioni, minacce, insulti e intimazioni a togliersi la vita. Tanto da spingere Alessandro a scrivere alla fidanzatina: «Tra poco toglierò il disturbo». Uno scenario agghiacciante, quello che arriva da Gragnano, dove giovedì mattina ha perso la vita il 13enne, volato dalla finestra di casa sua al quarto piano dopo mesi di attacchi social da parte dei cyber-bulli del quartiere, che di lì a qualche giorno si sarebbero presentati all’esterno della scuola per dargli una lezione. Due maggiorenni e quattro minorenni (tra cui una ragazza di appena 14 anni) sono indagati a piede libero per istigazione al suicidio. Un ragazzo e una ragazza sono maggiorenni e in particolare il 18enne, insieme al fratello 16enne, hanno già una denuncia a piede libero per un violento pestaggio consumato ai danni di un altro adolescente avvenuto nei mesi scorsi, sempre a Gragnano, sempre in branco contro un ragazzo solo, sempre per motivi davvero futili. Ieri è stato conferito l’incarico al medico legale Giovanni Zotti per l’autopsia sulla salma del 13enne. Un primo atto, una prima svolta nell’inchiesta coordinata dalle Procure di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Giuliana Moccia) e dei Minorenni di Napoli (procuratrice Maria de Luzenberger) e condotta dai carabinieri della stazione di Gragnano e della sezione operativa della compagnia di Castellammare di Stabia. Gli indagati, ovviamente, avranno modo di nominare periti di parte, come hanno fatto i familiari di Alessandro, che saranno rappresentati dagli avvocati Mario D’Apuzzo e Giulio Pepe ed hanno scelto il medico legale Sergio Infante come perito di parte. «Alessandro – sottolinea l’avvocato Pepe – era, come è stato più volte ripetuto e scritto in questi giorni, un ragazzo solare, che andava bene a scuola e aveva tanti amici. Adesso i suoi genitori attendono solo il ritorno a casa della salma, per potere riabbracciare il figlio un’ultima volta prima di procedere ad una giusta sepoltura».
Quello che inizialmente sembrava un tragico incidente legato alla sistemazione di un cavo dell’antenna tv nasconderebbe uno scenario molto più complesso, tra virtuale e reale, tra violenze e minacce, tra insulti e palesi istigazioni al gesto estremo. Una tesi, quella dell’incidente, che secondo la famiglia non è ancora da escludere, poiché Alessandro avrebbe dei segni e delle ferite sul corpo che secondo loro non sono compatibili con il gesto volontario. Alessandro era un ragazzo brillante ed educato, bravo a scuola e con tanti amici, apprezzato dagli insegnanti e amato dai familiari, fidanzato con una ragazzina di un anno più grande di lui. Proprio questa nuova relazione – è l’ipotesi agghiacciante finora emersa dalle indagini – avrebbe scatenato l’invidia e la gelosia di un’ex fidanzatina di Alessandro, che avrebbe organizzato una vera e propria persecuzione ai suoi danni. Un massacro fatto di parole che hanno avuto un peso enorme sulla sensibilità di un ragazzino che ormai viveva col terrore di poter incontrare quei bulli se solo usciva in strada. Parole che spesso fanno più male di una vera e propria aggressione fisica, che in realtà forse c’era già stata nei mesi scorsi, quando Alessandro e la fidanzatina avrebbero incrociato quella gang e sarebbero stati costretti a fuggire per evitare il peggio. Neanche le vacanze trascorse in famiglia gli avevano tolto quella paura: con l’inizio della scuola avrebbe rischiato di trovarsi solo contro il branco di ragazzini. Tutti più grandi di lui, tutti pronti ad usare la violenza, una parola per Alessandro e la sua famiglia praticamente sconosciuta.