di Mario De Michele

Allora, i vergognosi avvertimenti ai vertici del Partito democratico sono un segnale da non prendere sotto gamba. Al netto del post sessista e squallido contro Elly Schlein di quell’idiota di Antonfrancesco Vivarelli Colonna, sindaco di Grosseto (uno così non potrebbe indossare nemmeno la fascia di ultimo cittadino), gli episodi recenti destano allarme. La scritta apparsa a Viterbo contro la leader dem “La tua faccia è già un macabro destino”, con tanto di svastica, non va relegata nell’alveo delle ragazzate. C’è fuoco sotto le ceneri. Va spento subito. Il clima politico extraparlamentare è rovente. Ci sono i soliti avvelenatori di pozzi. Historia magistra vitae. E la storia italiana è solcata da pericolose “pressioni esterne”. Per carità, gli anni Settanta sono lontani. Le sedi istituzionali brillano per correttezza e rispetto dell’avversario. Non c’è dubbio. Come non è in discussione la posizione della premier Giorgia Meloni che ha sempre mantenuto la barra dritta del confronto democratico. Ma bisogna innalzare il livello dell’attenzione perché, come insegna la storia, nelle crisi economiche e sociali si annidano istinti antichi. Mai sopiti. Istinti che si sostanziano in odio, soprattutto tra i giovani. Quelli senza lavoro, quelli senza futuro. Disperazione e frustrazione sono un mix esplosivo. La busta con all’interno un proiettile inviata al Nazareno e indirizzata al senatore dem Francesco Boccia assomiglia alla punta di un iceberg. Non vogliamo alimentare allarmismo. Non si conosce la matrice. Sono in corso le indagini della Digos. Speriamo che gli autori finiscano quanto prima nella rete degli investigatori. Fuoco amico? Folate di fiamme di estremisti? Vedremo. Una cosa è certa: Boccia è quello che ha sventolato con più forza il vessillo della Schelin nella campagna delle primarie. Colpire nel giro di poche ore il numero uno e il numero due del Pd può essere una coincidenza. Oppure no. Ecco, facciamo attenzione. La nuova guida dem è un macigno nello stagno della politica. Novità rivoluzionaria? Non esageriamo. Ma il 26 febbraio è una data da segnare con il circoletto rosso. C’è un primo e un dopo. Niente sarà più come un tempo. Non a tutti vanno giù le “rivoluzioni dolci”. C’è chi reagisce con contromosse politiche e chi invece imbocca la strada della violenza. Da qui lo stupore per la debole reazione all’avvertimento lanciato a Boccia. Il Pd si è stretto attorno al senatore. Fuori casa si è visto poco o nulla. Non va bene. È un grave errore sottovalutare episodi inquietanti. Gettare la busta con proiettile nel ripostiglio degli incidenti di percorso significa non cogliere segnali che vanno stoppati con la massima fermezza. Non è a rischio la democrazia, per l’amor del cielo. Ma ignorare pulsioni recondite che via via prendono forma sarebbe un abbaglio imperdonabile. La polarizzazione tra destra e sinistra da un lato è un fatto positivo perché fa finalmente chiarezza in un quadro politico astratto, dall’altro può prestare il fianco a fanatismi conditi da violenza verbale e materiale. Boccia non va lasciato solo. Da nessuno. Ha condotto una battaglia durissima contro il tesseramento gonfiato del Pd in alcune zone del Paese, in particolare in Campania, dov’è stato commissario regionale. Ha dichiarato guerra ai “signori delle tessere”, ai “cacicchi”, ai “sultanati”. Il nuovo che avanza trova sempre ostacolo nella resilienza del vecchio. Futuro contro passato. Un altro dualismo da tenere in considerazione. Schlein e Boccia non si lasceranno intimidire. Ma per il bene di tutti guai ad abbassare la guardia. La storia d’Italia è maestra di vita.

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