I carabinieri del Ros hanno eseguito oggi misure cautelari, emesse il 9 aprile scorso dal gip di Napoli, nei confronti di 57 indagati (36 in carcere, 16 ai domiciliari e per 5 divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa), cui vengono contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione, favoreggiamento, aggravati dalla finalità di agevolare il clan Moccia. Contestualmente, la Guardia di Finanza ha eseguito altre 2 misure del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa e un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di beni mobili, immobili e di quote societarie per un valore di circa 150 milioni di euro. L’indagine dei Ros di Napoli riguarda la struttura mafiosa che fa a capo i fratelli Angelo, Luigi e Antonio Moccia, insieme al cognato Filippo Iazzetta, che, anche da reclusi e dopo il trasferimento di Angelo e Luigi a Roma, hanno continuato a esercitare un controllo capillare nei territori di Afragola e nei comuni limitrofi.

L’organizzazione ha un’ala militare ma anche una imprenditoriale che è molto attiva nel recupero degli oli esausti di origine animale o vegetale di tipo alimentare, nel recupero di scarti di macellazione ma anche nei grandi appalti ferroviari compresa l’alta velocità. La Guardia di finanza di Napoli, poi, ha eseguendo un decreto di sequestro preventivo di urgenza per i beni immobili e quote societarie e le due misure di divieto temporaneo dell’esercitare l’attività d’impresa. I Moccia nel tempo hanno accumulato ingenti capitali. Andrea Guido, consigliere comunale d’opposizione di Lecce, assessore nella passata legislatura nella giunta di centro-destra, è tra gli arrestati nel blitz anticamorra concluso a Napoli dai carabinieri del Ros coordinati dalla locale procura. Secondo l’ipotesi degli investigatori, Guido avrebbe favorito appalti a favore di personaggi riconducibili al clan Moccia. Stessa ipotesi di reato per un altro dei 57 arrestati, l’ex consigliere comunale di Bari Pasquale Finocchio, accusato di traffico di influenze. Guido e Finocchio sono destinatari di una misura restrittiva con il beneficio dei domiciliari. A Finocchio, ex vicepresidente del Consiglio comunale di Bari eletto nel centrodestra, viene contestato il reato di traffico di influenze per fatti accaduti nel 2017. Per gli inquirenti sarebbe stato un mediatore con gli imprenditori, anche approfittando del suo ruolo politico-istituzionale.

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