L’Antitrust rende noto il dispositivo in seguito al quale sono scattate le dimissioni di Vittorio Sgarbi da sottosegretario alla Cultura. “Ha esercitato attività professionali in veste di critico d’arte, in materie connesse con la carica di governo, come specificate in motivazione, a favore di soggetti pubblici e privati”, in violazione della Legge Frattini sul conflitto di interesse”, è il succo del documento. Ed è quanto basta per scatenare le opposizioni e far chiedere al Pd l’intervento del ministro Sangiuliano in Parlamento per chiarire tutta la vicenda. La maggioranza prova a smorzare le polemiche evitando commenti “E’ una sua scelta”, dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani, mentre il titolare della Cultura, Gennaro Sangiuliano sceglie il silenzio. Il Pd con Irene Manzi chiede che il titolare della Cultura spieghi in Parlamento “i criteri con cui ha attribuito le deleghe al sottosegretario essendo il ministro a conoscenza della pletora di incarichi e delle numerose posizioni in istituzioni culturali in capo al dimissionario Sgarbi, puntualmente elencate nella delibera”. Duro anche il leader M5s Giuseppe Conte che se la prende direttamente con la premier Meloni, rea a suo dire, di non essere intervenuta per porre fine ad una situazione che ha “danneggiato l’immagine dell’Italia”. Parole contro cui si scaglia l’ormai ex sottosegretario alla Cultura: “Conte – dice Sgarbi – è un professore senza titoli e senza merito, con un curriculum pornografico”. Sgarbi va poi all’attacco della “sistematica campagna di diffamazione”, dietro la quale ” non c’è alcuna ‘inchiesta giornalistica’, ma l’uso criminale delle accuse di un pregiudicato, Dario di Caterino. Il quale, come ‘vendetta’ per essere stato allontanato, ha scritto una lettera di menzogne e diffamazioni, che il giornale e la trasmissione televisiva hanno rilanciato senza preoccuparsi di verificare se le cose scritte fossero vere”. L’ex sottosegretario, in una nota di ‘replica a Il Fatto e a Report’, spiega che è Dario Di Caterino, suo ex collaboratore, poi allontanato, l’autore della lettera anonima da cui è scaturita l’indagine dell’Antitrust. Al netto delle polemiche, chi considera ormai chiusa la vicenda è proprio la presidente del Consiglio. Una volta che le dimissioni saranno ufficiali, Meloni deciderà cosa fare anche se, è il sentore della maggioranza, la sostituzione di Sgarbi (uno dei candidati in pole è Ilaria Cavo di Noi Moderati) potrebbe non essere così immediata, ma magari rientrare in un pacchetto più ampio di messa a punto della squadra di governo. Casomai dopo le elezioni europee. Sul tavolo di Palazzo Chigi infatti sarebbero arrivare anche altre richieste, dal Mef e dal ministero dell’Università, di avere un sottosegretario in più. Nulla di deciso, ma solo una serie di ragionamenti, a cui si somma anche l’eventualità che per un seggio a Strasburgo possano correre anche alcuni ministri oppure che dalla squadra di governo possa essere pescato il nome che l’Italia indicherà come futuro commissario europeo. Il Corriere della Sera ipotizza che a traslocare a Bruxelles possa essere il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Un nome circolato anche nei mesi scorsi, mentre si stava approvando la manovra in Parlamento. Così come erano circolati i nomi di Raffaele Fitto e Guido Crosetto. A quel punto se il candidato fosse un ministro dell’attuale governo nulla esclude che la premier possa mettere mano a più caselle dell’esecutivo. Tra l’altro a ‘pesare’ sull’immagine del governo, come ricorda Angelo Bonelli, sono i casi di Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia rinviato a giudizio per rivelazione di segreto d’ufficio, e Daniela Santachè, ministra del Turismo finita nella bufera con la sua società Visibilia: “Le dimissioni del sottosegretario Sgarbi sono un atto dovuto e necessario dopo la decisione dell’Antitrust. Ma sarebbe un gesto di igiene politica e istituzionale – sottolinea il coportavoce dei Verdi – se a queste seguissero anche le dimissioni di Santanche’ e Delmastro coinvolti in imbarazzanti inchieste giudiziarie”. A spezzare una lancia in difesa del critico d’arte è Matteo Renzi che nel suo editoriale sul Riformista sottolinea come Sgarbi a differenza di altri esponenti del governo si sia dimesso: “gli riconosciamo – scrive – una dignità che in questo governo hanno davvero in pochi”. Il leader di Iv cita Delmastro, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e quello allo Sviluppo Economico Adolfo Urso: “Alla fine – osserva Renzi – Sgarbi si è fatto un favore, andandosene da una squadra del genere. E almeno lui ha dimostrato di conoscere il senso della parola dignità”.

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