Alle 17 Piazza San Giovanni è già sold out: 300 mila persone in piazza nonostante il maltempo. “Quello relativo alle presenze è un dato straordinario, ma non pensavamo di raggiungere quota 300 mila spettatori già nel pomeriggio”, fanno sapere gli organizzatori. Ma è polemica: la sicurezza ha chiuso i tornelli, impedendo ai ritardatari di accedere. Tutti gli accessi sono sbarrati. «Dieci anni fa ho scritto un pezzo sugli effetti della droga più vecchia del mondo. La droga più vecchia del mondo non è chimica, è mentale ed è la smania di potere. In genere chi più ne ha più ne vuole e spesso, come quasi ogni tossico, è capace di qualunque cosa pur di non andare in crisi d’astinenza». Ligabue torna al concerto del Primo Maggio a Roma dopo 17 anni e lo fa a sorpresa anticipando la sua esibizione – Il sale della Terra e Urlando contro il cielo – con una breve introduzione contro la sete di potere. «Di fronte alle overdose di un certo potere, agli abusi di cui è capace, serve un altro potere – ha continuato il rocker -, quello di far sentire la tua voce e non permettere a nessuno, per esempio, di provare a cancellare la tua storia e riscriverla come gli pare, di non permettere a nessuno di provare a toglierti il diritto di amare, certo, sempre in modo consenziente, ma di amare chi ti pare, come ti pare, quanto ti pare e mettere su la famiglia che ti pare e magari riuscire a mantenerla con un salario decente. Questo è un pezzo sulla tossicità di quel potere che logora anche chi ce l’ha». «Chiedo al governo di attuare l’indennità di discontinuità ai lavoratori della musica». A lanciare forte l’appello è Levante, dal palco del concerto del Primo Maggio, da piazza San Giovanni a Roma. «Siamo qui a parlare di diritti. Fate un applauso ai tecnici che stanno lavorando qui». «Avvocata, ingegnera, architetta. Tutte queste vocali in fondo alle parole sono, saranno armi di distrazione di massa? Ci fanno perdere di vista i fatti e i fatti sono che una donna su cinque non lavora dopo un figlio, che guadagna un quinto in meno di un uomo che copre la stessa posizione. Non lo diceva già la Costituzione nel 1949 che la donna doveva avere gli stessi diritti dell’uomo nell’art. 36?». Ambra, dal palco del concerto del Primo Maggio a Roma, dove la pioggia è tornata a cadere incessante, punta il dito contro le disparità di genere. «Che ce ne facciamo delle parole? – incalza la conduttrice – Voglio proporre uno scambio: riprendetevi le vocali in fondo alle parole, ma ridateci il 20% di retribuzione. Pagate e mettete le donne in condizione di lavorare. Uguale significare essere uguale, e finisce con la e».

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