Mentre spuntano i nomi di alcuni degli altri imprenditori indagati per corruzione nell’inchiesta della Procura di Genova per cui il governatore Giovanni Toti è agli arresti domiciliari, si delinea con chiarezza anche l’ipotesi di finanziamento illecito ai partiti, al momento contestata a Francesco Moncada, il componente del consiglio di amministrazione di Esselunga e destinatario di una misura interdittiva per corruzione, e a Maurizio Rossi, l’editore della testata Primocanale, perquisito tre giorni fa. Sono questi alcuni dei nuovi particolari dell’indagine che sta scuotendo il mondo della politica e che ha portato ai domiciliari, oltre a Toti, anche il suo capo di Gabinetto, Matteo Cozzani, che risponde di corruzione elettorale con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, e l’imprenditore Aldo Spinelli. In carcere invece è finito Paolo Emilio Signorini, l’ex presidente dell’Autorità Portuale del mar Ligure Occidentale che, secondo la ricostruzione dei pm guidati da Nicola Piacente, sarebbe stato corrotto con circa 500 mila euro tra soldi in contanti, benefit e altre utilità, tra cui 22 soggiorni a Montecarlo con serate al Casinò, fiches comprese, come risulta anche dalle rogatorie avviate dagli inquirenti. E proprio l’ex numero uno del porto di Genova poi diventato ad di Iren è stato il primo ad affrontare l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Paola Faggioni, avvalendosi però della facoltà di non rispondere alle domande. Si è riservato di farlo eventualmente più avanti, solo dopo l’analisi della mole di documentazione raccolta dai magistrati genovesi. “Le carte sono tali che impongono una lettura attenta. – spiega Enrico Scopesi, difensore assieme a Grazia Volo – Signorini sta abbastanza bene, al di là della situazione ha una sua tranquillità. Confido che si possa risolvere il problema della carcerazione. Perché la priorità adesso è farlo uscire da Marassi”. Mentre c’è attesa per l’interrogatorio nelle prossime ore di Toti, ai domiciliari nella sua casa di Ameglia dove vive con la moglie (per lui sussiste il “pericolo attuale e concreto di inquinamento probatorio”), i pubblici ministeri e la Gdf si accingono a studiare il materiale sequestrato nei giorni scorsi, con l’obiettivo di fare ulteriore luce su un sistema di affari, politica e presunte mazzette che coinvolge oltre al porto, il sistema dei rifiuti, le grandi opere e potrebbe anche sfiorare, non escludono gli investigatori, la sanità. Tra le prossime mosse degli inquirenti, anche la possibilità di sentire come persona informata sui fatti il sindaco di Genova Marco Bucci, sia sulle concessioni dei terminal portuali sia su quelle relative alla grande distribuzione. Tra i vari imprenditori che avrebbero dato “una mano” finanziando Change, e il Comitato Giovanni Toti, c’è Pietro Colucci, imprenditore campano nel 2021 operativo nella provincia di Savona nel settore dello smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi, con recupero di materiali e di energia elettrica da biogas. E’ in quell’anno che la procura di Genova lo indaga, per finanziamento illecito ai partiti (in particolare alla formazione politica del presidente) in un fascicolo separato tutt’ora aperto. E, ora, come si evince dal provvedimento del giudice Faggioni è pure accusato di corruzione: tra il 2016 e il 2020 tramite le sue società, avrebbe finanziato con 195 mila euro il Governatore in cambio del “rilascio di autorizzazioni in materia di gestione delle discariche”. In più, tra i vari imprenditori su cui sono in corso approfondimenti, c’è Luigi Alberto Amico, titolare di una azienda di riparazione e manutenzione di navi: “l’immediata manifestazione di interessamento per la sua pratica – scrive il gip – faceva seguire l’elargizione di finanziamenti in favore del Comitato Toti”. Il 7 giugno 2021 “veniva riscontrato” un versamento di 30 mila euro “in favore del Comitato Toti (“di cui 10.000 transitati la settimana successiva sul conto ‘dedicato’ del presidente Toti), operazione che veniva segnalata come sospetta dalla Banca d’Italia, analogamente a quanto verificatosi con riferimento ai finanziamenti erogati dal gruppo Colucci”. In questo quadro si stanno delineando anche episodi di finanziamento illecito ai partiti, contestati al momento, per quel che si sa, a Moncada e Rossi per il “pagamento occulto” che avrebbe disposto il consigliere del gruppo della grande distribuzione, “di alcuni passaggi pubblicitari sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo” per la campagna elettorale comunale di due anni fa, ottenendo lo sblocco di due pratiche per l’apertura di due supermercati, uno a Savona e l’altro a Sestri Ponente. Un capitolo, di cui poco trapela, ancora tutto da scrivere.
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