Ormai è guerra di video tra Lega e Forza Italia. Lo scontro sullo ius scholae sfodera un’arma nuova: filmati ripescati dal passato e rilanciati sui social. Ciascuno per arringare i ‘suoi’ e contrapporre fronti sempre più accesi, nel silenzio vigile dei meloniani. E ancora una volta, protagonista inconsapevole della guerra è Silvio Berlusconi. FI lo tira in ballo con un video in cui il fondatore diceva sì alla cittadinanza ai minori stranieri che avevano completato la scuola dell’obbligo. Immagini un po’ sgranate, il Cavaliere è seduto a una poltrona con stucchi dorati alle spalle che fanno pensare a un palazzo istituzionale. Ignoto anche il quando. Ma quel che conta è il perchè. Il partito di Antonio Tajani ribatte così al ‘colpo basso’ della Lega che ieri aveva scovato un Berlusconi, invece, contrario a ius soli e ius scholae con 5 anni di studio, in un’intervista a Fabio Fazio probabilmente del 2017. E lo aveva pubblicato sui social al grido “Ascoltate il grande Silvio!”. Ventiquattro ore dopo, la contromossa azzurra agita la Lega. Ed è Andrea Crippa, vice di Matteo Salvini, a chiedere provocatorio: “La domanda sorge spontanea: gli elettori hanno votato Tajani e i suoi per governare con il centrodestra unito o per portare avanti i programmi del Pd e dei comunisti?”. Si fa sempre più rovente la battaglia estiva del centrodestra innescata, senza volerlo, dai successi di italiani e seconde generazioni alle Olimpiadi. Ma ora il rischio di una crisi di governo viene evocato, non si sa quanto convintamente, da molti. A lanciare l’allarme, ieri, era stato il leghista Massimiliano Romeo: “l’insistenza di Tajani” è pericolosa più che fastidiosa – è la sua accusa – perché “rischia di minare seriamente la stabilità del governo. Il giorno dopo, gran parte della maggioranza sembra in ritirata. Minimizza o nega. Forza Italia principalmente. Maurizio Gasparri ad esempio respinge l’ipotesi con un “assolutamente no, la discussione sulla cittadinanza non può minare nulla”. E ad associarsi al coro, la ministra Anna Maria Bernini e il sottosegretario ai Trasporti, il forzista Tullio Ferrante. Cauto e in frenata su una modifica della legge è il ministro Francesco Lollobrigida, fedelissimo della premier: “Le regole che esistono sono importanti, forti e permettono tranquillamente di acquisire la cittadinanza”, osserva dal Meeting di Rimini, escludendo quindi “scelte che possono pregiudicare questo tipo di aspetto e valore”. Propone invece, un patto d’affetto con l’Italia cioè “un percorso in cui possa dimostrare l’amore per questa terra”. Eppure in mattinata e sempre sui social, proprio da FI parte un’altra mezza sfida agli alleati. Stanca di quanti – tra Lega e Fratelli d’Italia – fanno muro dicendo che lo ius scholae non è nel programma elettorale del centrodestra, è proprio lì che scava. E qualcosa trova. Cita quindi due punti in cui c’è l’impegno comune a “favorire l’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati regolari” e a “garantire flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale”. Quindi su Facebook e X sentenzia che “lo ius scholae rappresenta lo strumento per mantenere queste promesse agli elettori”. Nel frattempo, si attende settembre che dovrebbe portare a un primo confronto (prima interno a FI e poi, teoricamente, con il resto della coalizione) sul testo da cui tutto è partito. E che in realtà non c’è ancora. Si tratta della proposta di legge pensata da FI per ridurre i tempi per la cittadinanza, dai 18 anni richiesti oggi ai minori stranieri nati in Italia o che vivono qui, agli anni dell’obbligo scolastico che si attesta sui 16 anni e 10 di scuole frequentate (elementari + mede + primi due anni di superiori). Una proposta su cui le opposizioni hanno finora alternato curiosità verso l’apertura di FI e dubbi su un dietrofront di Tajani, indotto dagli alleati. Tant’è che dal Meeting di Cl, il presidente del Pd, Stefano Bonaccini prova a stanare gli azzurri. “Ho molto apprezzato le parole di Tajani”. E “se FI vorrà fare sul serio, come spero, ci può essere una maggioranza persino parlamentare, trasversale sullo ius scholae”. E rilancia: Se quelle parole sono un’apertura vera, ci si mette a sedere subito e noi del Pd siamo pronti a discuterle immediatamente”.

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