La guardia di finanza ha sequestrato 220 mila euro in contanti e valuta estera all’imprenditore Aldo Spinelli nell’ambito dell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il presidente della regione Liguria Giovanni Toti. Il denaro è una parte dei 570 mila euro del sequestro disposto dal giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni. Il giudice ha disposto il sequestro anche nei confronti dell’allora presidente dell’autorità portuale Paolo Signorini e del figlio di Spinelli, Roberto. Secondo il gip “sarebbero il profitto dei reati di corruzione contestati”. Inoltre a casa di Aldo Spinelli sono stati trovati due fucili ad aria compressa, su cui bisognerà valutare la potenzialità, e tre da caccia. Le armi, una eredità della suocera, erano state denunciate dalla signora fino al 2015. L’imprenditore però non ha rinnovato la segnalazione in Questura e pertanto, in un fascicolo a parte, risponde di omessa denuncia. Il gip ha fissato per venerdì l’interrogatorio del governatore della Liguria Giovanni Toti, agli arresti domiciliari per corruzione da ieri. L’imprenditore della logistica Aldo Spinelli e il capo di gabinetto di Toti Matteo Cozzani verranno interrogati sabato. Tra i finanziatori di Change, la Fondazione che faceva capo al presidente della regione Liguria Giovanni Toti, e il Comitato Giovanni Toti oltre agli imprenditori portuali ci sono anche quelli che si occupano di rifiuti e discariche. Come Pietro Colucci, imprenditore campano che nel 2021 gestiva alcune discariche nella provincia di Savona destinate allo smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi con recupero di materiali e di energia elettrica da biogas. E’ i n quell’anno che la procura di Genova lo indaga, per finanziamento illecito ai partiti (in particolare alla formazione politica del presidente) e con Toti per corruzione. L’episodio viene riportato nell’ordinanza del giudice che ha disposto i domiciliari per il governatore ligure. Secondo gli investigatori tra il 2016 e il 2020 Colucci, tramite le sue società, aveva finanziato con 195 mila euro Toti. In quello stesso periodo “le società riconducibili al gruppo Colucci – si legge nell’ordinanza – avevano avuto come interlocutore istituzionale la Regione Liguria, competente al rilascio di autorizzazioni in materia di gestione delle discariche”. In quel procedimento gli investigatori riportano una telefonata tra Matteo Cozzani (capo di gabinetto anche lui ai domiciliari) e Toti in cui “quest’ultimo faceva esplicitamente riferimento alla necessità di parlare a voce con (o di) tale Colucci in merito “alla roba della discarica””. Toti: “Digli che se li convoco io qua lunedì, martedì sera anche a cena, Ripamonti, Vaccarezza, Olivieri, che la chiudiamo su tutt… Su tutta la situazione, così mettiamo in fila l’Ato idrico, la cosa, anche perché poi ci si infila dentro anche roba della discarica di Colucci, che voglio parlargliene a voce…”. “Tutti i finanziamenti provenienti dalle società del gruppo riconducibile a Colucci e diretti al Comitato Change e al Comitato Giovanni Toti Liguria non erano stati deliberati dai rispettivi organi sociali e, in alcuni casi, non erano neppure stati inseriti in bilancio”. “Il ministro Nordio ha un ruolo e può dire ciò che pensa. Fa bene e condivido le sue parole”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine dell’assemblea nazionale di Confcooperative, a Roma. Per Tajani si tratta di una “vicenda giudiziaria che risale a vicende di parecchi anni fa, forse si poteva intervenire due mesi fa, il giorno dopo le elezioni… Però questo non ci turba, non ci preoccupa nulla”. Alla domanda sulle dimissioni per Michele Emiliano chieste dal centrodestra, Tajani ha affermato che “le vicende giudiziarie sono diverse. Emiliano ha detto due volte di essere andato dalla sorella del boss”. “Non ho mai avuto occasione di pensare che il governatore della Regione Liguria agisse in modo sconsiderato, scorretto o addirittura, come gli viene attribuito, in modo lesivo delle normative”. È quanto ha detto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida a margine dell’inaugurazione di Macfrut a Rimini. “A me preoccupa qualsiasi arresto”, ha detto rispondendo a chi gli chiedeva se fosse preoccupato dall’arresto del presidente della Liguria Giovanni Toti. “Quando c’è un intervento della magistratura e delle forze dell’ordine – ha aggiunto – c’è un problema. Dopodiché ci sarà la magistratura giudicante che chiarirà che cosa c’è dietro. Abbiamo visto che è un’inchiesta che oramai credo sia di quattro anni fa, è iniziata quattro anni fa. A venti giorni dal voto ha ritenuto ci fossero gli elementi per arrivare a un’azione così forte, e quindi aspettiamo l’esito del giudizio della magistratura, auspicando e sperando, come è normale che sia, che le persone coinvolte sappiano dimostrare la loro innocenza”. La Commissione Antimafia metta in agenda “i fatti emersi dall’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti: ne viene fuori un impressionante quadro corruttivo e di malaffare diffuso su tutto il territorio nazionale che coinvolge la politica”. La richiesta è contenuta in una lettera dei componenti M5S della commissione Antimafia, Stefania Ascari, Federico Cafiero De Raho, Michele Gubitosa, Francesco Castiello, Luigi Nave e Roberto Scarpinato. “Oggi si svolgerà una riunione di maggioranza e dalle diverse dichiarazioni dei partiti di centrodestra in Liguria, risulta palese l’intenzione di non presentare le dimissioni e di continuare la legislatura come se niente fosse accaduto. Come M5S ribadiamo con ancora più forza la necessità di sciogliere la Giunta e il Consiglio regionale. Non è possibile fare finta di nulla e andare avanti. Sarebbe uno sfregio alla democrazia, alle istituzioni e soprattutto ai cittadini che ancora credono nella politica. E’ assolutamente necessario voltare pagina e affrontare la questione in modo serio”. Così il capogruppo ligure M5S Fabio Tosi. “Dimettersi sarebbe una resa, dal mio punto di vista. Perché domani qualunque inchiesta, avviso di garanzia o rinvio a giudizio porterebbe alle dimissioni di un sindaco”. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, a Milano. “Non sono nelle condizioni – ha aggiunto – di suggerire niente a Giovanni, che ritengo un ottimo amministratore. Ritengo che in Italia e in tutti i Paesi civili chiunque sia colpevole, se condannato nei tre gradi di giudizio, non basta un’inchiesta. Lo invito a dimostrare che ha lavorato correttamente e spero che i giudici gli diano velocemente la possibilità di farlo” “Non mi interessa commentare la tempistica” dell’inchiesta su Toti. “Se è tranquillo come dice, se si ritiene un buon governatore, cosa di cui io sono convinto, lo dimostrerà. E quindi dal mio punto di vista non si deve dimettere”, ha ribadito Salvini a margine dei suoi interventi a Rho Fiera a Milano per le fiere Transpotec e Nme, rispondendo chi gli chiedeva di commentare le tempistiche dell’inchiesta per corruzione che riguarda, tra gli altri, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. “Non commento la tempistica. Sicuramente, se un’inchiesta è durata quattro anni avranno avuto i loro motivi per chiuderla adesso. Però non commento”, ha aggiunto.