Il Movimento 5 stelle ha evitato di polemizzare sulla scelta di Giorgia Meloni di rimediare al debito lasciato da un gruppo di turisti italiani in un ristorante albanese. Giuseppe Conte le chiede però di saldare “un conto – molto più salato – che chiama in gioco la inerzia e la diretta responsabilità della nostra premier, che per questo merita la più ferma critica. È un conto che cresce giorno dopo giorno e grava sulle spalle degli italiani”. Il leader M5s punta il dito sui “circa 2 miliardi di extragettito accantonati dal Governo tra i giorni più frenetici di partenza e rientro dalle vacanze. Un tesoretto accumulato grazie all’Iva e alle accise sul carburante che, se calcolato da inizio anno, viene stimato intorno ai 4 miliardi di euro”. Conte lo definisce un “indegno bottino sottratto indebitamente ai cittadini” che va “restituito”. E siccome si avvicina la sessione di manovra, manda un avvertimento politico alla leader del centrodestra: “Non provare a trincerarti dietro la necessità di utilizzare questo extragettito per il taglio del cuneo fiscale. Quest’ultima è una misura già prevista, che va resa strutturale, che non può essere finanziata con questa appropriazione indebita fatta sulla pelle dei cittadini”. Mantenere, e se possibile ampliare, il taglio del cuneo per le retribuzioni fino a 35mila euro sarà uno degli obiettivi della seconda legge di bilancio dell’esecutivo Meloni. “Il taglio – ricorda Lucia Albano, di FdI, sottosegretaria all’Economia – è stato elevato al 4% nel decreto Lavoro del primo maggio, con scadenza a fine 2023, per un totale di circa 8,5-9 miliardi”. “Si traduce in un aumento del netto fino a 100 euro al mese”, dice al Corriere della Sera il leghista Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, aggiungendo che sul fronte pensioni si punta ad “aumentare le categorie che possono accedere all’Ape sociale, così come dovremo approfondire le ipotesi che prevedono di anticipare il pensionamento in cambio del calcolo contributivo di tutto l’assegno”. FI, aggiunge il capogruppo alla Camera Paolo Barelli, spinge per “applicazione della Flat tax per il lavoro autonomo e incentivi per la crescita del Paese alle aziende”. Le risorse sono ancora tutte da trovare, al di là dei tre miliardi di euro che si stima possano derivare dalla tassazione sugli extraprofitti delle banche, la misura che ha prodotto tensioni fra Meloni e Antonio Tajani. Dopo un primo chiarimento, alla ripresa dei lavori ci sarà un nuovo confronto sulle modifiche che FI vuole apportare al decreto in Parlamento: “Deducibilità. Una tantum. Esclusione delle piccole banche dal provvedimento”, i punti cruciali ribaditi dal vicepremier e leader azzurro, assicurando che “non c’è stata alcuna pressione” dai figli di Silvio Berlusconi su un provvedimento che riguarderà anche Mediolanum. Si parla di una manovra da 25-30 miliardi. Lo scenario sarà ovviamente più chiaro quando sarà varata la Nota di aggiornamento al Def entro fine settembre. Chi seguirà da vicino il dossier manovra ancora evita “previsioni da oroscopo”, ma nella maggioranza non si nascondono le difficoltà a reperire risorse. I sindacati chiedono un incontro al governo, e le opposizioni già vanno all’attacco. “Mancano all’appello tra i 20 e i 30 miliardi, che Meloni e i patrioti cercheranno di reperire aumentando le tasse e aumentando il debito pubblico, lasciando intatti i privilegi delle corporazioni amiche – sostiene il segretario di +Europa Riccardo Magi -. Ci opporremo all’aumento delle tasse e a un aumento debito pubblico”. Inoltre dal Pd sollecitano interventi per il post alluvione. “Anche qui in Romagna – nota il dem Andrea Gnassi – c’è un conto da pagare. Qui non c’è qualcuno che è scappato dal ristorante ma un governo intero in fuga da una regione colpita duramente da una alluvione devastante”.
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