Sull’indicazione di Raffaele Fitto come commissario europeo dell’Italia sono tutti d’accordo. Su altri temi si annuncia meno scontato l’esito del vertice di venerdì fra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Il clima frizzante è reso anche dalla battuta con cui il leader di Forza Italia, in coda a un’intervista a Rtl, ha difeso dalle critiche degli alleati le proprie prese di posizione sullo Ius Scholae: “Anche Quota 41 non è nel programma di governo ma ne discutiamo…”. Il riferimento è alla riforma delle pensioni su cui punta la Lega. E al partito di Salvini sono fischiate le orecchie anche quando, poco prima, il ministro degli Esteri ha ribadito la necessità di applicare l’Autonomia differenziata solo dopo aver approvato i Lep, ossia i livelli essenziali delle prestazioni. Il suo partito ha fatto approvare un ordine del giorno per impegnare il governo in questo senso, e da tempo ripete che continuerà a “vigilare” affinché la riforma “garantisca tutti i cittadini italiani, da nord a sud”. “Ma vigilare su cosa?” storcono il naso i leghisti, mentre si avvicina il momento, a cavallo fra settembre e ottobre, in cui – chiariscono fonti dell’esecutivo – potrà essere avviato ufficialmente il negoziato fra il governo e le quattro Regioni (Veneto, Piemonte, Liguria e Lombardia) che hanno chiesto l’assegnazione di materie non riferite ai livelli essenziali delle prestazioni. Sullo sfondo le opposizioni puntano a bloccare la legge Calderoli con il referendum o l’impugnazione delle Regioni a guida centrosinistra, ora quattro dopo il ricorso alla Corte costituzionale notificato dalla Campania. Ma Tajani si smarca da questo fronte: “Non siamo per il referendum, non ci sarà mai un governo composto da Forza Italia e M5s o da Forza Italia e Pd. Noi – ha spiegato ancora – siamo il centro del centrodestra. Per sostenere il centrodestra, il nostro compito è occupare lo spazio fra Meloni e Schelin: non dobbiamo lasciare alla sinistra lo spazio su alcune grandi questioni”. Con una precisazione: “Non c’è nessuna possibilità che il governo cada”. Le sortite di Tajani sulla cittadinanza hanno “felicemente sorpreso” l’ex compagna di Silvio Berlusconi, Francesca Pascale, che ora fa “il tifo” per lui, “orgogliosa che tenga la schiena dritta su questo tema seguendo l’eredità” del Cavaliere. L’attivismo di Tajani ha prodotto scintille con Salvini mentre Meloni si è tenuta distante dalla dialettica fra i due, limitandosi a far emergere dal suo partito irritazione per le fughe in avanti del leader forzista. In attesa del suo rientro a Palazzo Chigi dopo un paio di settimane di relax in Puglia, la premier avrebbe dato la linea da seguire: la riforma della cittadinanza non è all’ordine del giorno. E secondo i ben informati lo chiarirà anche nel vertice di venerdì: “Bisogna concentrarsi sul rispetto del il programma di governo”. Anche alla luce di questo sono letti i toni più cauti di Tajani: “Il tema della cittadinanza va affrontato, ma non è centrale in questi giorni”, e “non lo sarà al vertice di governo”. Gli alleati, però, però curiosi di capire come si comporterà FI quando le opposizioni rilanceranno. Come annunciato da Alessandra Maiorino, ad esempio, il M5s alla prima riunione dei capigruppo del Senato chiederà la calendarizzazione della propria proposta di legge sullo Ius Scholae. Venerdì potrebbero essere più chiare le deleghe (Bilancio e coesione al momento la casella più probabile) del commissario Ue italiano: Meloni sta trattando direttamente con Ursula von der Leyen il ruolo ormai destinato a Fitto. Nel vertice fra i tre leader si parlerà anche dei principali capitoli di una manovra che il governo vorrebbe da 25 miliardi di euro. Le risorse sono poche: per evitare che le tensioni già latenti generino scosse sismiche, sarà necessario condividere da subito le priorità. Le pensioni sono un tema caldo. La Lega starebbe lavorando a una proposta. FdI in questi giorni sta sottolineando la necessità di interventi a favore del ceto medio. Forza Italia rilancia sull’aumento a mille euro delle pensioni minime, anche se “non sarà facile”, ha ammesso Tajani, indicando fra gli obiettivi anche il “rifinanziamento del fondo per garantire ai giovani i prestiti per la prima casa e il diritto allo studio”.

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