Poveri seguaci di Gennaro Oliviero. Domani (15 gennaio) è il giorno di Stefano Bonaccini a Caserta e in Campania. Ancora una volta, grazie alla lungimiranza politica del loro capo, sono costretti a ingoiare un altro mastodontico rospo: dovranno accodarsi, con un posto in terza classe, a Pina Picierno. Il vicepresidente del Parlamento europeo corre in tandem con il governatore dell’Emilia Romagna per la guida nazionale del Pd. Bonaccini non poteva pescare nome peggiore per il presidente del consiglio regionale dem della Campania e i suoi “yes man-girl”. Oliviero sta alla Picierno come Dracula sta all’Avis. Il primo, attorniato da nani, giannizzeri, giullari e ballerine, odia il probabile futuro vicesegretario dem. La seconda ignora, sine ira et studio, il timoniere del parlamentino campano, sprofondato da quasi un anno nel baratro della marginalità. Del resto la sfida è impari: Picierno orbita tra Strasburgo, Bruxelles e Roma; Oliviero da oltre un ventennio si è fermato a Napoli. Per andare al Nazareno deve ricorrere a una guida turistica della Capitale. Non potrà nemmeno più rifugiarsi in quella che un tempo era la “sua Sessa Aurunca”. Qui il Pd è rappresentato da Silvio Sasso e Massimo Schiavone. Oliviero invece sostiene l’amministrazione comunale capitanata da un sindaco, storico uomo di Nicola Cosentino che, salvo se ci siamo persi qualcosa, con il centrosinistra non ha nulla a che vedere. L’ennesimo capolavoro di Oliviero: ha mandato a casa l’allora sindaco dem Sasso per consegnare Sessa Aurunca al centrodestra. Post-astrattismo politico. Infatti nessuno ha capito il sottotesto delle sue frenetiche pennellate. Tutti i suoi accoliti, da servizievoli cortigiani, come sempre hanno detto “non sono d’accordo ma mi adeguo”. Si sono adeguati, con una buona dose di perplessità, anche quando il presidente del consiglio regionale ha istituito il comitato Terra di Lavoro pro-Bonaccini senza consultare o avvisare nessuno.
Alessandro Landolfi, capogruppo Pd alla Provincia di Caserta, si è rotto le scatole di fare da scendiletto a Oliviero e gli ha detto addio. È stato tentato di fare il gesto dell’ombrello. È troppo educato. Si è contenuto. Neppure l’assessore di Caserta Enzo Battarra ha fatto gestacci. Ma ha mandato a quel paese Oliviero alle ultime politiche perché il “capo” pretendeva dai dirigenti, dagli amministratori locali e dai militanti del Pd di non votare per il partito. Come chiedere ai tifosi del Napoli di non tifare per gli azzurri. Si va ben oltre la schizofrenia politica. Piccolo inciso: Battarra non è stato l’unico a dire “ma questo è impazzito?”, tantissimi olivieriani hanno declinato l’invito a non sostenere il Pd alle politiche. Buonsenso. Il presidente dell’assemblea regionale ne è uscito con le ossa fracassate. Ha imparato la lezione? Macché. Dal 25 settembre a oggi ne ha combinate di tutti i colori. Qualcuno, anche tra i suoi, sospetta che Oliviero, per dirla con De Luca, porta seccia. Tutte le sue scelte sono perdenti. Al punto che i suoi avversari di partito hanno sposato il motto di Confucio: “Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico”. Non si crederà, ma il corpo di Oliviero è passato già un centinaio di volte. Accanimento terapeutico. L’ultima sbracciata nel fiume la farà domani. Il giorno di Bonaccini a Caserta e in Campania segnerà il de profundis di Oliviero e company. Dovranno spellarsi le mani per applaudire il candidato alle primarie. Faranno inchini. Scatteranno selfie. Ma, purtroppo per loro, la convention al Belvedere di San Leucio è l’ennesima incoronazione di Pina Picierno ai vertici nazionali del Pd. Gli applausi, gli inchini, i selfie saranno tutti per il numero due del Parlamento europeo. Detto alla buona, sennò i ciucci non lo comprendono, Bonaccini e Picierno sono vasi comunicanti. Non si possono svuotare. Domani sarà il giorno di Bonaccini-Picierno. Di un duo indissolubile. Di un ticket che guarda lontano. È tautologico: Bonaccini sta con Picierno, Picierno sta con Bonaccini, Bonaccini e Picierno sono la stessa cosa. Lo sbraitare di Oliviero ispira compassione. Fa tenerezza. Da squalo si è trasformato in gambero. Pretende di cenare con Kim Kardashian ma gli tocca uscire con la figlia di Fantozzi. Se ne faccia una ragione. Magari la incappuccia e gioca con la fantasia. La nota stampa all’Ansa (prima foto in basso) è il centesimo autogol in meno di 90 minuti. Elogia Bonaccini e ignora Picierno. Si antepone a tutto e a tutti. Sarebbe il caso di assumere un addetto stampa. Ci auguriamo, per Oliviero, che non ce l’abbia già. Solo un comunicatore “amente” (alfa privativa) potrebbe lanciare all’esterno un messaggio così devastante per il proprio datore di lavoro (seconda foto in basso). Inciso fuori tema. Come in tutti gli ambiti anche in politica ci sono i figli di papà. Ma ci sono quelli come Piero De Luca che nonostante la presenza ingombrante del padre si sono dati da fare ritagliandosi uno spazio nazionale nel Pd. E ci sono quelli nullafacenti, imboscati in strutture sanitarie convenzionate con la Regione Campania (conflitto di interessi?). C’è chi nasce figlio di papà e muore figlio di papà. Miseria umana. Tommaso Moro amava dire: “Preferisco dire una cosa non vera piuttosto che una menzogna, perché mi preme di più essere considerato onesto che sapiente”. Ai Tommaso Moro di oggi non preme né essere onesti né sapienti. Ultimissima nota a margine. A chi fa riferimenti giudiziari ricordiamo che è in corso una maxi-inchiesta sulle mazzette all’Asl di Caserta. Se si guarda in casa propria c’è un morto bello grosso al centro della stanza.
Mario De Michele
LA NOTA STAMPA SCIAGURATA DI GENNARO OLIVIERO
STEFANO BONACCINI SCEGLIE PINA PICIERNO