Da paladino dell’anticamorra a politico che si sarebbe seduto al “tavolo” e accordato con i vertici dei Casalesi. Spunta anche il nome “eccellente” di Lorenzo Diana dalle indagini della Dda di Napoli sulla Cpl Concordia, la cooperativa coinvolta nell’inchiesta di Ischia. A chiamare in causa l’ex senatore, già segretario della Commissione parlamentare Antimafia, non è uno pentito qualunque. È addirittura Antonio Iovine, uno dei capi del clan. Ai pm Henry John Woodcock, Giuseppina Loreto e Celeste Carrano l’ex boss ha raccontato l’intreccio tra la coop “rossa”, la politica e la criminalità organizzata nel Casertano. Secondo “o’ ninno”, l’imprenditore Antonio Piccolo era l’anello di congiunzione tra impresa, camorra ed esponenti delle istituzioni. “Per concordare come distribuire i subappalti per la metanizzazione dell’Agro aversano – dichiara Iovine ai magistrati – non c’è stato bisogno neppure di minacce. Molto più semplicemente fu organizzato un “tavolo”. La Cpl Concordia di Modena non poteva certo conoscere le imprese locali come quella di Di Tella che ha ottenuto un subappalto per la metanizzazione a Ischia”. Un subappalto che sarebbe stato assegnato alla ditta di Di Tella grazie alla sua stretta amicizia con l’allora boss. A detta del pentito ognuno a quel “tavolo” ha avuto la sua parte. Dal patto politico-mafioso- imprenditoriale hanno tratto beneficio le imprese di riferimento di Michele Zagaria, dei Bidognetti e di Francesco Schiavone Sandokan. E ovviamente quelle vicine allo stesso Iovine. L’ex capoclan fa luce sugli affari sporchi dei Casalesi. Parla degli appalti per la metanizzazione in alcuni Comuni dell’Agro aversano. E tira in ballo Lorenzo Diana, attuale presidente del Caan (mercato ortofrutticolo di Napoli), e Angelo Reccia, all’epoca sindaco di San Cipriano d’Aversa. “Io personalmente e lo Zagaria trovammo un’intesa con il Reccia e il senatore Diana”. Non solo. Iovine racconta ai pm che una persona (un certo Leopoldo) fu assunta dalla Concordia grazie alla raccomandazione di Diana. Non è la prima volta che il pentito chiama in causa l’ex segretario della Commissione Antimafia. Nel suo esordio sulla scena nei panni di collaboratore di giustizia raccontò al pm Antonello Ardituro che l’appalto per la refezione scolastica a San Cipriano era stato aggiudicato a una ditta legata a lui. “Era noto a tutti che quella era un’impresa di Antonio Iovine, eppure nessuno si è mai opposto a questo sistema. Per esempio, a San Cipriano una personalità come Lorenzo Diana ha permesso che noi (i Casalesi, ndr) continuassimo ad avere questi appalti anche quando erano sindaci Lorenzo Cristiano e Angelo Reccia della sua stessa parte politica”. L’ex parlamentare ha sempre negato con forza qualsiasi legame con la camorra. E da sinceri garantisti ci corre l’obbligo di precisare che si tratta di accuse tutte da provare. Peraltro siamo naturalmente propensi a credere più alle parole di Diana che a quelle di un ex capo dei Casalesi. Ma al paladino dell’antimafia vorremmo solo ricordare che non ha mai perso l’occasione di sparare a zero sui politici (amici e nemici) finiti in passato sulla bocca dei pentiti. Per lui le parole dei collaboratori di giustizia erano sempre e comunque oro colato. Adesso il fuoco di fila degli ex boss si è spostato proprio su Diana. Ci verrebbe da dire: chi di giustizialismo ferisce, di giustizialismo perisce.

Mario De Michele

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