In videoconferenza con l’aula del tribunale di Napoli nord Michele Zagaria fa la voce grossa e mette la parola fine a qualsiasi ipotesi di suoi pentimento. Lo fa durante il processo per associazione mafiosa in cui lui è l’unico imputato. L’ex primula rossa dei Casalesi si innervosisce quando il maggiore dei carabinieri della Direzione investigativa Antimafia, Gargiulo, spiega al giudice Francesco Chiaromonte il senso dell’intercettazione fra Francesca Linetti e Tiziana Piccolo, consorte di Carmine Zagaria: “Hai visto com’è stata brava la bambina quando ha parlato con lui?”. Secondo l’accusa la nipote di Zagaria sarebbe stata talmente «brava» da ascoltare le parole dello zio, durante un colloquio in carcere, al punto da trasferirle all’esterno. Ipotesi. Ma Zagaria si arrabbia. «Non consento al maggiore Gargiulo e al signor Giordano di insinuare una cosa simile, le mie nipoti non c’entra nulla». Poi lancia un’accusa: “Vogliono indurmi al pentimento, ma si sbagliano, tutti – urla – io mi sono pentito solo di fronte a Dio, dal primo furto di ciliegie fino ad ora, ma non mi pentirò mai davanti ai magistrati. Ho ricevuto pressioni da agenti della penitenziaria che mi chiedevano di ricucire lo strappo con Maresca”. Parole da boss. Da capo. Dei Casalesi.

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