NAPOLI – I suoi conti con la giustizia sembravano chiusi da un pezzo: trent’anni di reclusione, dei quali soltanto una quindicina trascorsi in carcere. Pochi sicuramente se raffrontati alla gravità dei reati: una trentina di omicidi di cui si era accusato quando decise di collaborare con la giustizia.

Ma Mauro Marra, che trent’anni fa faceva parte di una ‘batteria di fuoco” (come veniva definito il commando di killer) della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, aveva usufruito né più né meno degli stessi sconti di pena e benefici riconosciuti a tutti “pentiti” di mafia e del terrorismo. Ora però sul suo nome si sono riaccesi i riflettori, in seguito alla scarcerazione avvenuta nei giorni scorsi nell’ambito di una ultima vicenda giudiziaria nella quale era stato coinvolto nel 2006, ovvero un traffico di stupefacenti. La notizia è stata rivelata oggi dal quotidiano “Roma”. Condannato nel 2009 in primo grado a 18 anni di carcere , Marra si era visto aumentare la pena in Corte di Appello, che gli inflisse 20 anni. Il processo sembrava avviarsi verso la condanna definitiva, ma la Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza disponendo la celebrazione di un nuovo processo di appello. Una situazione che ha determinato la scadenza dei termini di custodia cautelare (i cosiddetti “termini di fase”). Per l’ex camorrista-trafficante la magistratura ha disposto un obbligo di firma in una in una località protetta. Mauro Marra si nascondeva in una città emiliana, in base alle norme di sicurezza previste per i collaboratori di giustizia, quando sette anni fa venne arrestato per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Per gli inquirenti era la dimostrazione che, malgrado lo status di pentito, l’uomo non aveva mai reciso i rapporti con gli ambienti criminali. Negli anni Ottanta, quando a Napoli e in provincia era in atto la guerra che contrapponeva i cutoliani agli esponenti della Nuova Famiglia, Marra era uno dei killer più spietati dell’organizzazione del “professore”, come veniva chiamato Cutolo. Faceva parte della banda di Pasquale Scotti (ricercato da circa trent’anni anni). Fu arrestato dalla polizia al termine di un conflitto a fuoco e subito decise di collaborare con la giustizia: consentì di ricostruire i retroscena di ottanta omicidi attribuendosi un ruolo di sicario in ben 30 uccisioni di rivali della Nf e di esponenti della sua stessa organizzazione in odore di tradimento. Giocò un ruolo anche nel processo a Enzo Tortora, sostenendo in aula che i pentiti di camorra che accusavano il presentatore televisivo avevano concordato le dichiarazioni, attraverso frequenti contatti tra di loro. Le rivelazioni di Marra non risultarono decisive per l’assoluzione, ma sicuramente contribuirono a rafforzare nei giudici di appello il convincimento che Tortora fosse stato vittima di accuse calunniose.

 

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