La svolta arriva ieri a fine pomeriggio: il comandante della nave Costa Concordia, Francesco Schettino, 52 anni, campano, viene fermato e portato in carcere. Tra le accuse contestate, oltre a naufragio e omicidio colposo plurimo, anche l’abbandono della nave naufragata a 50 metri dall’isola del Giglio, mentre c’erano ancora molti passeggeri da trarre in salvo.

Secondo quanto risulta agli inquirenti, avrebbe lasciato la nave attorno a mezzanotte a mezza. E’ il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, che ha passato il pomeriggio nella caserma dei carabinieri di Orbetello a interrogare quanti tra i membri dell’equipaggio potevano aiutare a ricostruire l’accaduto, a confermare il fermo di Schettino e a spiegare che e’ indagato, per gli stessi reati, anche il primo ufficiale in plancia. Quanto alla dinamica dell’incidente, secondo il magistrato, il comandante ”si e’ avvicinato molto maldestramente al Giglio, la nave ha preso uno scoglio che si e’ incastrato sul fianco sinistro, facendola inclinare ed imbarcare tantissima acqua nel giro di due, tre minuti”.

Ai comandi ”c’era Schettino”, ed e’ stato lui ”ad ordinare la rotta: questo e’ quanto ci risulta. E’ stata una manovra voluta”. Al vaglio degli inquirenti anche il fatto che il passaggio molto vicino all’isola del Giglio sia stato deciso per far ”salutare” ai croceristi i paesi dell’isola illuminati nel buio. Un’ipotesi questa fatta anche dal sindaco del Giglio Sergio Ortelli: la rotta delle navi che da Civitavecchia ”risalgono” verso la Liguria, come la Costa Concordia, e’ a circa 2-3 miglia dall’isola. Accade anche che ”molte navi passano dal Giglio a salutare con un fischio di sirena gli abitanti. Ma questa volta e’ andata male”. Sempre secondo quanto spiegato, l’impatto sullo scoglio e’ avvenuto alle 21.45 di ieri ”ma – aggiunge il procuratore – non e’ stata avvertita subito la capitaneria”. ”Il mio assistito – commenta l’avvocato di Schettino, Bruno Leporatti – comprende le ragioni del fermo ma come suo difensore vorrei dire che diverse centinaia di persone devono la vita alla perizia che il comandante della Costa Concordia ha manifestato nell’emergenza”. Leporatti era con il suo assistito quando e’ stato notificato il provvedimento di fermo al comandante, che non e’ stato sentito dai magistrati. Intanto la nave e’ stata posta sotto sequestro dalla magistratura cosi’ come la ‘scatola nera’, ovvero la registrazione di quanto avvenuto in plancia durante la navigazione. Acquisiti anche i tracciati della rotta.

E proprio la rotta seguita dalla nave e su quale scoglio sia andata a sbattere sono tra le questioni al centro degli accertamenti. Prima di essere fermato il comandante Schettino, al Tgcom24, aveva riferito: ”Mentre navigavamo ad andatura turistica abbiamo impattato uno sperone di roccia che non era segnalato. Secondo la carta nautica, doveva esserci acqua a sufficienza sotto di noi”. Attorno al Giglio ci sono delle isolette, come ‘Le scole’, che si trovano a 500 metri dal Giglio e sulle quali si e’ ipotizzato possa essere finita la nave, tutte pero’, secondo un’abitante dell’isola, ”ben segnalate sulle mappe. Chi va per mare questo lo sa”. Quanto alla rotta nel corso della giornata si era parlato di ”rotta sbagliata: la nave non doveva trovarsi nel punto dove ha impattato lo scoglio”, da chiarire il perche’, e successivamente di impatto avvenuto a qualche miglia dal Giglio dove poi la nave si e’ diretta, dopo aver cambiato rotta.

Sulla vicinanza della nave all’isola il dg della compagnia marittima Gianni Onorato, che ha assicurato massima collaborazione con le autorita’, ha specificato: ”Non e’ corretto dire che la nave era fuori rotta. E’ stato un evento imprevedibile aggravato da una non prevedibile inclinazione della nave”. Quella penale non e’ l’unica indagine aperta sulla tragedia: e’ stata avviata anche un’inchiesta amministrativa, da parte del ministero dei trasporti. Gli inquirenti avrebbero verificato che il comandante ha lasciato la nave intorno a mezzanotte e mezza, e non alle 23,30 come riferito in precedenza, mentre ancora molte persone si trovavano a bordo in attesa di potersi mettere in salvo. “Basti pensare”, ha spiegato il procuratore di Grosseto, “che le ultime persone hanno lasciato la nave intorno alle sei”.

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