Prima picchiato, poi punito con tre colpi di pistola e infine lasciato morire tra un’atroce agonia e disperate richiesta di pietà. E’ da brividi la ricostruzione dell’omicidio di Raffaele Canfora (il 25enne dato per scomparso il 18 marzo scorso e poi ritrovato cadavere) che emerge dagli atti dell’inchiesta della dda e dei carabinieri che ha portato questa mattina all’arresto di quattro presunti responsabili. Una microspia nell’auto di uno degli arrestati, piazzata nell’ambito di indagino più ampie sulla criminalità di Ponticelli, ha raccontato la ferocia degli assassini in diretta. Tra le persone finite in manette anche un ragazzo che all’epoca del fatto aveva 17 anni. “Brutale efferata e spregiudicata violenza” per dirla con le parole del procuratore Giovanni Colangelo che ha sottolineato il nuovo fenomeno criminale, quello dei babykiller dei clan della camorra. Dietro questa indagine, chiusa in tempi record, c’è un grande sforzo investigativo e una strategia ben precisa. L’ha spiegata il procuratpre aggiunto Giuseppe Borrelli, capo dell’antimafia napoletana, evidenziando come le indagini siano condotte in modo da “prevenire questi fenomeni e non rincorrerli”. “Stiamo organizzando il nostro lavoro – ha aggiunto – in modo da intervenire prima che scoppi una crisi per evitare di dover poi inseguire una emergenza”. Il giovane di 25 anni è statp assassinato a Ercolano il 18 marzo del 2015: i motivi sono da ricercare negli attriti tra gruppi camorristici per il controllo dello spaccio di droga nell’area est di Napoli. La vittima prelevò in auto i suoi ‘amici-carnefici’ dal famigerato rione Conocal di Ponticelli, a Napoli. Con loro si spostò a Ercolano dove fu ucciso. Gli assassini occultarono il cadavere del 25enne nelle campagne casertane, dove fu poi ritrovato.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui