Mancano ormai poche ore alla grande manifestazione di protesta contro i roghi tossici, gli sversamenti illegali e tutte le forme di inquinamento perpetrato negli ultimi decenni ai danni di quella fetta di territorio campano noto alle cronache con il nome di Terra dei fuochi. Oggi alle 14,30 in piazza Mancini a Napoli il popolo di “#fiumeinpiena”, questo il nome dell’iniziativa che ha raccolto decine e decine di associazioni, comitati e movimenti civici attivi sul territorio nell’organizzazione del mega evento partenopeo, oltre tutte le interpretazioni più o meno strumentali che hanno animato le fasi organizzative, sarà in strada per chiedere a gran voce niente più che un rapido ritorno a vivere una vita normale, ordinaria e tranquilla.
Una vita libera da quell’inquietante sensazione che ti fa battere i polsi al minimo colpo di tosse dei propri figli, libera dall’esigenza di dover correre a sbarrare porte e finestre nelle afose notti estive per impedire che i carichi di veleni trasportati dai fumi dei roghi tossici inondino interi centri abitati, libera da quel terribile coacervo di politici, camorristi e imprenditori senza scrupoli che in pochi anni è riuscito a devastare un patrimonio ambientale inestimabile. Cementificazione selvaggia delle coste e delle comunità a vocazione agricola dell’entroterra, cave legali e illegali colmate e tappate con milioni di tonnellate di rifiuti tossici che hanno trasformato alcune aree di questa regione in vere e proprie bombe chimiche capaci di mietere vittime su vittime senza fare il minimo rumore.
Assassinare ogni anno migliaia di persone in maniera silenziosa, discreta, come il fruscio di una penna che appone l’ennesima firma sull’ennesima cartella che sentenzia l’ennesimo decesso per le conseguenze dell’ennesimo tumore. Non sono bastati processi storici come Adelphi, Re Mida, Cassiopea o Carosello, solo per citarne alcuni, a dare un minimo di giustizia ai milioni di cittadini che da anni attendono invano di vedere alla sbarra tutti i responsabili di quello che a più riprese è stato definito un vero e proprio “ecocidio”, e non di essere presi in giro con la notizia dell’ennesima condanna al camorrista di turno mentre i colletti bianchi restano in giro come se nulla fosse accaduto. Anche, e forse soprattutto per questo, che domani le decine di migliaia di persone che sfileranno lungo le strade e per le piazze di Napoli faranno sentire la loro voce.
Per segnare, come precisato più volte dagli organizzatori, un reale e definitivo punto di inizio di un percorso proiettato verso la rinascita di un territorio martoriato. Un percorso libero dalla consueta etichetta di popolo del no, di popolo ipocrita, come lo ha definito pochi giorni fa l’Assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano, riferendosi agli accesi dibattiti sulle tipologie impiantistiche necessarie per chiudere il ciclo dei rifiuti, nel corso di un recente convegno tenuto presso la Facoltà di Ingegneria della Seconda Università degli studi di Napoli. E proprio per respingere quest’etichetta che gli stessi organizzatori hanno annunciato che le motivazioni della manifestazione saranno racchiuse in un documento indirizzato alle istituzioni responsabili ai vari livelli degli interventi che oggi, per richiamare le parole del Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, devono essere rapidi e trasparenti, ma soprattutto finalizzati alla tutela della salute della cittadinanza e della straordinaria qualità dei prodotti agricoli del territorio.
Interventi che devono porre come priorità l’immediato stop agli sversamenti illegali e ai conseguenti roghi tossici, l’abbandono dell’idea di realizzare un nuovo mega inceneritore a Giugliano a favore di soluzioni di gran lunga più sostenibili a partire dagli impianti di compostaggio che pur essendo presenti da anni in vari comuni della Campania non sono mai entrati in funzione, e soprattutto un oculato monitoraggio sul tema delle bonifiche indispensabile affinchè non si tramuti in un nuovo business dei soliti noti.
Vincenzo Viglione