NAPOLI – La Guardia di Finanza di Napoli sta eseguendo 22 provvedimenti di custodia cautelare emessi dal Gip di Napoli nell’ambito dell’inchiesta sul Sistri, sistema di tracciabilità rifiuti. Dei 22 provvedimenti, 3 sono in carcere e 19 ai domiciliari. Disposti anche 4 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e sequestri per 10,2 milioni.

Dalle indagini della Gdf sarebbero emerse una serie di irregolarità negli appalti per la realizzazione del Sistri, il sistema integrato di controllo della tracciabilità dei rifiuti voluto dal ministero dell’Ambiente. Le 22 persone destinatarie dei provvedimenti di custodia cautelare sono indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata all’emissione e all’utilizzazione di fatture false, corruzione, truffa aggravata, riciclaggio, favoreggiamento e occultamento di scritture contabili. Degli oltre 10 milioni sequestrati, 7 sono stati bloccati a Selex.

Il sistri era stato progettato per contribuire alla soluzione dell’emergenza rifiuti in Campania ma mai entrato in funzione, ha rappresentato l’occasione per illeciti arricchimenti attraverso il sistema della corruzione. Così in sintesi, il gip Nicola Miraglia Del Giudice descrive l’appalto del Sistri, sistema di tracciabilità dei rifiuti. Il giudice ricorda che il ministero dell’Ambiente studiò un controllo informatizzato centrale sulle quantità di rifiuti smaltite nel territorio campano ed in particolare nel napoletano. “L’indagine, tuttavia, ha permesso di evidenziare che – purtroppo – l’ideazione di tale sistema ha dato modo di realizzare gravi condotte di illecito arricchimento ad opera di coloro che sono stati incaricati dal Ministero di studiare e di fronteggiare l’emergenza; arricchimento che – more solito – passa attraverso la corruzione di importanti esponenti del settore pubblico, incaricati di rivestire delicati compiti finalizzati alla soluzione dell’emergenza”. Il segreto di Stato apposto al progetto Sistri sarebbe stato utilizzato allo scopo di affidare l’appalto senza bandire alcuna gara. E’ quanto emerge dalla lettura degli atti dell’inchiesta che ha portato oggi all’emissione di 22 misure cautelari. Il segreto fu apposto nel 2007 dall’allora ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. Gli inquirenti ricordano che “tutti i soggetti ascoltati hanno reso dichiarazioni che confermano la strumentalizzazione del procedimento al fine di favorire l’affidamento dell’appalto alla Selex”, società del gruppo Finmeccanica. Il segreto di Stato fu successivamente derubricato in segreto amministrativo e infine eliminato del tutto.

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