Mezza banconota da 50.000 lire al momento della promessa di voto, l’altra metà dopo lo scrutinio, se effettivamente la promessa era stata mantenuta: questo, secondo il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, era uno dei sistemi con cui il deputato di Fi Luigi Cesaro rastrellava voti in occasione delle competizioni elettorali a Sant’Antimo, il suo Comune d’origine. “A S. Antimo – racconta Vassallo, che tuttavia precisa di avere appreso la circostanza da terze persone – Gigino Cesaro utilizza, o per lo meno ha utilizzato quantomeno in una occasione, un altro sistema: egli, dopo aver fatto convocare presso lle sedi dei comitati elettorali tutti gli elettori disposti a vendere il proprio voto e che non conosceva personalmente, li registrava memorizzando il nominativo dell’elettore ed il numero del seggio elettorale e dava loro metà di una banconota da lire 50.000. Durante le elezioni, alcuni scrutatori, direttamente retribuiti da Gigino Cesaro, si occupavano di annotare se gli elettori si erano regolarmente presentati; successivamente si verificava la rispondenza tra il numero dei voti previsti e quelli effettivamente acquisiti anche mediante la verifica delle modalità di espressione del voto. Nel caso in cui vi era corrispondenza, l’elettore riceveva l’altra metà della banconota da 50.000 lire”.

 

 

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