Nella ricostruzione di Panorama, Tarantini avrebbe ricevuto il denaro per dichiarare al processo istruito a Bari che il premier non sapeva di ospitare escort retribuite dall’imprenditore. “Pagato per mentire? No, perché al telefono Tarantini ribadisce più volte che quella è la verità”, sosteneva il settimanale.
I 500 mila euro, si leggeva ancora nel resoconto, dovevano servire “soprattutto” a convincere l’imprenditore pugliese a scegliere il patteggiamento per evitare un processo pubblico e la conseguente pubblicazione di “intercettazioni telefoniche ritenute imbarazzanti” che avrebbe danneggiato il premier.
Nel settimanale di Berlusconi c’era anche una dichiarazione del premier: “Ho aiutato una persona (Tarantini ndr) e una famiglia con bambini che si è trovata e si trova in gravissime difficoltà economiche. Non ho fatto nulla di illecito, mi sono limitato ad assistere un uomo disperato non chiedendo nulla in cambio. Sono fatto così e nulla muterà il mio modo di essere”. L’avvocato Nicola Quaranta, legale di Tarantini con l’avvocato Giorgio Perroni, contattato da Repubblica spiegò allora che l’imprenditore non aveva presentato alcuna richiesta di patteggiamento nel filone escort: “È nostro interesse leggere e conoscere tutti gli atti. Attendiamo l’avviso di conclusione delle indagini per guardare le carte e fare le nostre valutazioni”.
“Non posso rilasciare nessuna dichiarazione. Ci sarà il momento in cui parlerò anche io. Sono le uniche parole dette da Patrizia D’Addario, la escort barese che ha dato avvio all’inchiesta sulle feste piccanti nelle residenze estive del premier Silvio Berlusconi.