Nelle carte dell’inchiesta di Napoli sulle tangenti a Ischia spunta anche il nome di Silvio Berlusconi. Questi al telefono “dice – annotano i carabinieri in una informativa – che i giudici, anche su ordine del Capo dello Stato (all’epoca Giorgio Napolitano – ndr), aspettano soltanto un suo passo falso per avere la scusa ed arrestarlo”. Gli investigatori riassumono così una telefonata dell’11 maggio dello scorso anno tra l’ex parlamentare Amedeo Laboccetta, il cui telefono era sotto controllo, e l’ex premier. I carabinieri – che stavano indagando anche su Laboccetta, ex parlamentare del Pdl, in relazione ad alcuni suoi contatti con Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali della cooperativa CPL, arrestato nei giorni scorsi – annotano i “contatti frequenti” dello stesso Laboccetta “sia con l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che con l’ex deputato Marco Milanese”, in passato consigliere dell’ex ministro Giulio Tremonti e coinvolto in diverse inchieste. In particolare, scrivono i carabinieri del Noe in una richiesta di proroga delle intercettazioni nei confronti di Laboccetta, “l’11 maggio 2014 alle ore 11.31 Silvio Berlusconi tramite la sua segreteria chiama Amedeo Laboccetta con il quale parla, tra l’altro, della situazione di crisi sociale. Berlusconi dice inoltre – scrivono ancora i carabinieri – che i giudici, anche su ordine del Capo dello Stato, aspettano soltanto un suo passo falso per avere la scusa ed arrestarlo”. Nell’atto giudiziario in questione, datato 5 giugno 2014, così come in molti altri in cui il passaggio viene riportato, non c’e’ la trascrizione testuale della telefonata ma solo il sunto della conversazione.

 

 

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