Sta diventando quasi una meta fissa di finanzieri e carabinieri l’ufficio tecnico del Comune di Orta di Atella. Nei giorni scorsi gli uomini delle forze dell’ordine, in distinte operazioni, hanno fatto più volte tappa al municipio. Gli investigatori hanno acquisito diversi atti in particolare dall’ufficio dell’area Politiche per il Territorio, per intenderci quella che si occupa di urbanistica, settore che nella città atellana è da anni un campo minato. A quanto sembra sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti sono finiti il Parco Polar e la società Italcasa. Gli accertamenti delle forze dell’ordine sarebbero estesi anche ad altre zone. Sulle indagini ovviamente c’è il massimo riserbo. E’ probabile che l’attività inquirente non sia legata alle irregolarità strettamente urbanistiche che hanno contraddistinto la realizzazione di “Orta di Atella 2” ma a presunti reati di natura penale. Non è escluso che la polizia giudiziaria sia a caccia di prove per squarciare il velo su eventuali commistioni con la criminalità organizzata. Ma, ripetiamo, si tratta di ipotesi. Quello che è certo è che gli investigatori hanno acquisito copia di molti documenti e chiesto ai dirigenti comunali di produrre una serie di relazioni tecniche sulle “aree attenzionate”. E mentre alcune zone della “città nuova” sono sotto osservazione per questioni urbanistiche, l’amministrazione comunale guidata da Giuseppe Mozzillo continua a tenere chiuso nel cassetto il Puc. Di questo passo il piano urbanistico comunale, approvato nel luglio 2014, rischia seriamente di diventare carta straccia. Alcune soluzioni tecniche per ripristinare la legalità devono essere attuate entro 4 anni dal varo, altrimenti si ritorna allo “status quo ante”, cioè all’abusivismo diffuso con l’aggravante di non avere più nessuna via d’uscita per “salvare” i proprietari delle abitazioni (la stragrande maggioranza dei casi in buona fede) che verrebbero beffati due volte. Un esempio del colpevole e inaccettabile immobilismo del sindaco e della sua maggioranza? L’Agenzia delle Entrate si è espressa nei mesi scorsi sulla valutazione della oblazione per “sanare art. 38” un parco di abitazioni e unità turistico-alberghiere del valore di circa 1 milione e 850mila euro. Si tratta di 22 unità immobiliari per civili abitazioni il cui cambio di destinazione d’uso è stato realizzato senza autorizzazione (e così vendute), per cui rientrano nell’ormai famoso (ad Orta) “art. 38”. Come prescrive il Puc la somma va spalmata su tutte le 104 unità abitative esistenti nel parco, compresi sottotetti trasformati in mansarde, con un “costo di sanatoria” di circa 18mila euro ad appartamento. Una cifra “abbordabile” soprattutto alla luce della disponibilità, a quanto ci risulta, del costruttore a farsi carico di gran parte del costo dell’oblazione. Ma neanche di fronte a questa possibilità (ci sarebbero davvero tutte le condizioni) il sindaco e i suoi boys si sono attivati. Il risultato? Un doppio grave danno: il Comune non ha incassato quasi 2 milioni di euro e i proprietari rischiano di non poter più “sanare” le proprie abitazioni che resterebbero abusive a vita, anzi fino alle inevitabili ordinanze di abbattimento o acquisizione al patrimonio comunale. A proposito di ordinanze. Già ne sono scattate diverse, alcune anche esecutive, ma gli amministratori continuano a snobbare il problema. Finora nessuno ha pensato di costituire un tavolo tecnico-operativo per dare attuazione al Puc. Nessuno avverte l’urgenza di favorire un processo di legalizzazione per tutelare i cittadini con il coinvolgimento degli imprenditori. E col passare del tempo gli immobili che potrebbero essere “salvati” torneranno a essere abusivi. Come si fa a non capire che si tratta di una bomba ad orologeria? Il timer scandisce secondi, minuti, ore, giorni e anni. Mentre gli amministratori se ne stanno beati con le mani in mano a spartirsi poltrone e incarichi. In perfetto stile ortese. Le cattive abitudini non si perdono mai.
Mario De Michele