Ci sono partite di calcio che restano impresse nella memoria a vita. Di solito i tifosi le ricordano per le imprese sportive della propria squadra del cuore. In alcuni casi diventano storiche perché sono legati a eventi della vita che nulla hanno a che vedere con il gioco del pallone. È il caso del match Inter-Juve disputato allo stadio Meazza il 12 febbraio del 2006. Una gara sicuramente indimenticabile per Angelo Brancaccio il “Suinus” e il suo maggiordomo politico dell’epoca Salvatore Del Prete “Soldinus Magò”. L’attuale consigliere di maggioranza di Campania Libera (ancora per poco) era a quei tempi così legato all’allora sindaco di Orta di Atella da trasformarsi da tifoso del Napoli in sfegatato supporter bianconero. Già questo dà l’idea dello spessore umano del soggetto. Mai fidarsi di chi cambia squadra del cuore. Chi lo fa tendenzialmente è una persona “pericolosa”. Si può divorziare, cambiare amicizie, mutare gusti ma il tifo per una bandiera calcistica è una cosa che ci si porta fino alla tomba. Torniamo al derby d’Italia. Come detto è il 12 febbraio del 2006. La partita tra le eterni rivali è in programma in serata. Palla al centro alle 20.45.

Di prima mattina di quella giornata Brancaccio, la moglie e le due figlie prendono il treno Eurostar in direzione Milano. Quasi alla stessa ora il fido Del Prete si mette in viaggio con la sua auto per raggiungere anche lui il capoluogo lombardo. Nel pomeriggio la famiglia Brancaccio e “Soldinus Magò” si ritrovano all’Hotel di lusso Principe di Savoia in piazza della Repubblica a Milano dove avevano prenotato due stanze a spese dell’ex primo cittadino ortese. Una sciacquata al volo e poi tutti e cinque si recano allo stadio per assistere al big match Inter-Juve. Posti in tribuna. Biglietti sempre a carico di Brancaccio. Dopo un primo tempo scialbo la partita si accende nella seconda frazione di gioco. Al 18’ Ibrahimovic porta in vantaggio i bianconeri. Brancaccio esulta e strattona per la gioia Del Prete che pur rischiando di precipitare dal secondo al primo anello dello stadio simula una sfrenata felicità per rendere felice il suo padrone politico. Dopo undici minuti Samuel riporta il risultato in parità. Brancaccio si incazza come una bestia e bestemmia come un ossesso. Non risparmia nessun Santo del calendario gregoriano. Anche Del Prete sgrana il rosario delle bestemmie per simulare il rammarico e per condividere il dolore del suo capo. Senza fiatare si becca anche uno spintone che lo fa volare su due poltroncine più in là. Ma ci pensa Pinturicchio Del Piero a regalare i tre punti alla Juve con un gol su punizione al 40’. A quel punto il “Suinus” si scatena e per la felicità abbraccia “Soldinus Magò” fino a stritolarlo. Ma lui pur essendo sul punto di morire asfissiato accenna a un sorriso forzato.

Tutti felici e contenti tornano assieme alla moglie e alle figlie di Brancaccio in albergo. Del Prete, vivo per miracolo, tira un sospiro di sollievo e si barrica nella sua stanza. L’ex sindaco e famiglia se ne vanno nella loro camera. Il giorno dopo, il 13 febbraio, la consorte e le figliole del “Suinus” vanno a fare shopping nelle strade commerciali di Milano. Mentre Brancaccio e Del Prete si mettono in auto (quella dell’attuale consigliere di maggioranza) alla volta di Lugano. Prima di partire l’infermierino Del Prete ricorda a Brancaccio di prendere la pillola per la fibrillazione atriale, dà un’occhiata ai suoi mocassini per assicurarsi che siano intonsi, gli mesce un po’ di acqua naturale. Poi ingrana la prima e pigia sull’acceleratore per valicare la frontiera svizzera. Durante il viaggio “Soldinus Magò” chiede in continuazione al “Suinus” se è tutto a posto, se sta comodo e si mostra come sempre servizievole. Giunti a Lugano fanno tappa alla Banque Heritage in via Riva Antonio Caccia. Brancaccio deposita su un conto cifrato 330mila euro, provento di una tangente ricevuta dall’imprenditore della camorra Sergio Orsi ai tempi della multiservizi “Gmc”. A quanto pare (basta chiedere al suo Padrino) Del Prete, fin da giovanissimo affascinato dal vil denaro, apre anche lui un conto cifrato.

Ad operazioni bancarie concluse si fregano le mani e si rimettono in viaggio per rientrare all’Hotel Principe di Savoia a Milano. Stessa scena dell’andata. Prima di partire l’infermierino Del Prete ricorda a Brancaccio di prendere la pillola per la fibrillazione atriale, dà un’occhiata ai suoi mocassini per assicurarsi che siano intonsi, gli mesce un po’ di acqua naturale. L’ex sindaco, la sua famiglia e “Soldinus Magò” soggiornano in albergo anche il 13 febbraio. Il giorno successivo partono per rincasare. Brancaccio, sua moglie e le figlie sempre in treno. Del Prete con la sua auto. Quell’Inter-Juve del 2006 sarà una partita indelebile per l’ex primo cittadino ortese e il consigliere di Campania Libera (ancora per poco). Una gara che non si ripeterà più. Mentre nei mesi successivi il “Suinus” e “Soldinus Magò” ritornarono a Lugano. Di nuovo alla Banque Heritage. Anche la seconda volta alloggiarono al Principe di Savoia. Si dice, ma saranno malelingue, che in quell’occasione Del Prete dormì a terra accanto al letto di Brancaccio che ogni tanto gli lisciava il pelo.

Mario De Michele

P.S. Invito caldamente il signor Angelo Brancaccio e l’architetto Salvatore Del Prete a incaricare immediatamente un avvocato per sporgere querela per diffamazione contro di me. Come prova a mia discolpa consegnerò ai magistrati il foglio delle presenze dell’Hotel Principe di Savoia nelle giornate del 12 e 13 febbraio 2006. E come testimone il portiere di notte. È lo stesso di allora.

P.S. Bis. Avevo annunciato di riposarmi per una settimana (sono in montagna con la mia famiglia) ma molti lettori mi hanno sollecitato a scrivere qualcosa. Non è colpa mia se non ho mantenuto la parola. Giuro che finché sono in ferie sarà l’ultimo. Però sono ateo.

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