Premessa d’obbligo. È fuori discussione che un avvocato possa rappresentare in giudizio un imprenditore secondo la magistratura inquirente in odore di camorra. Nel nostro caso il punto è un altro. Se per il difensore è il fratello del presidente della Autorità anticorruzione Raffaele Cantone si pone una questione di opportunità. Resa ancora più palese dal fatto che il procedimento penale vede coinvolto anche un Ente locale. Il fratello del capo dell’Anac è Bruno Cantone. Professione avvocato. Valente e apprezzato. La battaglia giudiziaria riguarda la signora Rosa Riccio di Orta di Atella e Domenico Aprovitola, titolare dell’Immobiliare Aprovitola (prima società per azioni poi a responsabilità limitata). Tra i due contendenti il Comune atellano.
Ricostruiamo la vicenda. Lo scorso 8 ottobre l’avvocato Vittorio Sepe, difensore dell’Ente, ha comunicato all’amministrazione capeggiata da Andrea Villano che l’Immobiliare Aprovitola Srl si è opposta alla sentenza di condanna del Tribunale Napoli Nord. E ha presentato, tramite gli avvocati Bruno Cantone, appunto, e Luciano Pennacchio ricorso in appello per la riforma o l’annullamento della decisione dei giudici. Dopo l’acquisto di un’abitazione poi risultata non in regola sul piano urbanistico Anna Riccio, rappresentata dal procuratore speciale Antonio Riccio, denunciò la ditta degli Aprovitola.
LA CONDANNA IN PRIMO GRADO
Il Tribunale Napoli Nord le ha dato ragione e ha stabilito la nullità dell’atto di compravendita immobiliare. I costruttori sono stati condannati al pagamento di 135.200 euro (oltre interessi) a titolo restitutorio e di ulteriori 141.489 euro (sempre oltre interessi) come risarcimento. Per un totale di 273.680 euro. Insomma la signora Riccio ha vinto su tutti i fronti. Rispetto a una sconfitta giudiziaria cocente e costosa l’Immobiliare Aprovitola Srl ovviamente ha presentato ricorso chiamando in causa anche il Comune di Orta di Atella. L’avvocato Cantone e Pennacchio hanno citato in giudizio l’Ente locale. L’udienza è fissata per il 19 febbraio 2019. I legali dei costruttori hanno chiesto in prima istanza la sospensione della provvisoria esecutività della sentenza. Nel merito invece il rigetto di tutte le richieste avanzate dalla signora Riccio. In via subordinata i difensori dell’azienda hanno avanzato la richiesta di condanna della donna al pagamento dell’indennità di occupazione o dell’utilitas del cespite, cioè dell’abitazione. E sempre in via subordinata gli avvocati Cantone e Pennacchio hanno richiesto la condanna del Comune di Orta di Atella nella speranza di esonerare l’Immobiliare Aprovitola Srl dal pagamento di tutte le somme qualora dovesse essere condannata. Somme, quantificate in primo grado in 273.680 euro, che andrebbero a carico dell’amministrazione locale in caso di vittoria della ditta in appello.
LE DICHIARAZIONI DEL PENTITO DEI CASALESI SUI FRATELLI APROVITOLA
Per tutelarsi in sede legale la giunta Villano ha conferito all’avvocato Vittorio Sepe l’incarico di rappresentare il Comune nel giudizio di secondo grado (leggi la delibera al termine dell’articolo). Dopo la premessa iniziale abbiamo sollevato un problema di opportunità all’avvocato Bruno Cantone, fratello del presidente dell’Anac. La nostra eccezione ci sembra quanto mai fondata. Chi sono gli Aprovitola? Ecco cosa dichiara ai pm in un’interrogatorio del 2012 il pentito Orlando Lucariello, referente dei Casalesi sul territorio atellano. “I fratelli Aprovitola sono gli imprenditori che forse più di tutti hanno lavorato su Orta di Atella costruendo tantissime abitazione e sono protagonisti dell’intreccio tra politica, imprenditoria e camorra che ha gestito il boom edilizio di Orta di Atella”. Il collaboratore di giustizia che ha fatto condannare l’ex sindaco Angelo Brancaccio a 8 anni per camorra spiega come funzionava il “sistema”. “Il meccanismo era piuttosto semplice: gli Aprovitola e anche altri imprenditori mettevano le imprese e i capitali per acquistare i terreni, per lo più agricoli, Brancaccio e la sua amministrazione provvedevano dove possibile alla trasformazione degli strumenti urbanistici e comunque della concessione dei permessi a costruire, il clan garantiva l’equilibrio sul territorio e la possibilità di procedere senza intoppi”. Beh, che Bruno Cantone, fratello del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, sia l’avvocato di imprenditori in odore di camorra non è proprio il massimo. Sul piano dell’opportunità. Tutto qui.
Mario De Michele