Potere politico e soldi. Con l’ombrello protettivo della camorra. È stato Orlando Lucariello il primo a svelare nei dettagli i rapporti tra le amministrazioni ocali di Orta di Atella e il clan dei Casalesi. Il pentito ha messo assieme i numerosi tasselli del puzzle. Ha ricostruito i volti di politici e tecnici che si sono tuffati nell’oceano di soldi che hanno inondato la città ai tempi del sacco edilizio. Non è un collaboratore di giustizia “qualunque” Lucariello. Sulle sue dichiarazioni si basano una parte dell’ordinanza che ha portato il 13 giugno 2017 all’arresto di Angelo Brancaccio e alcuni passaggi chiave della sentenza di condanna in primo grado a 8 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso emessa l’11 gennaio 2018. Cosa svela Lucariello sull’intreccio tra le amministrazioni comunali ortesi e la criminalità organizzata? Sostiene che dalla fine del 1990 tutti i sindaci che si sono succeduti sono stati sostenuti dalla cosca. Ricordiamo che nel 1998 il consiglio comunale approva il Piano regolatore generale per gettare le basi alla pianificazione-devastazione urbanistica del territorio. Nel 2001 si mette mano a una variante, seguita nel 2005 da una variante bis.
Tre date: 1998, 2001, 2005. Negli anni successivi, tra il 2004 e il 2008, infatti c’è un boom edilizio forse mai visto nella storia italiana. Il giro d’affari e di miliardi di euro è vorticoso. I soldi passano di mano in mano. Le tangenti pure. E il territorio viene ricoperto da un’interminabile colata di cemento. Nel decennio del disastro 1998-2008 al timone del Comune si sono alternati i sindaci Giggino Ziello, Nicola Arena, Angelo Brancaccio e Salvatore Del Prete “Monsignore”. E dopo aver rivelato retroscena clamorosi su Ziello, Arena e Brancaccio il pentito Lucariello chiama in causa proprio “Monsignore”. “…Preciso – confessa ai pm della Dda di Napoli – che anche Del Prete Salvatore è stato sostenuto da noi in quanto “pupillo” di Brancaccio…”.
L’amministrazione guidata da “Monsignore” è stata sciolta nel giugno 2008 proprio per infiltrazioni camorristiche. L’allora sindaco è entrato in carica nel 2006 in seguito all’elezione di Brancaccio a consigliere regionale. In riferimento a quest’ultimo il collaboratore di giustizia parla di una “rapporto strettissimo” con la cosca iniziato dopo il 2000. E lo definisce il “vero padrone politico di Orta di Atella”. “Sia nei due periodi in cui è stato sindaco sia quando è stato sindaco di Orta Del Prete Salvatore…”.
Lucariello rimarca che i legami tra il clan dei Casalesi e le amministrazioni locali restavano stretti e redditizi a prescindere da chi fosse il sindaco. “…In merito ai nostri rapporti con il comune di Orta di Atella voglio precisare che da sempre abbiamo avuto contatti con tale comune pur mutando negli anni il sindaco nominato. In particolare siamo sempre stati favoriti dal comune nell’aggiudicazione degli appalti pubblici che venivano, in linea generale, conferite nel tempo a Carmine Iovine, ovvero ad imprese a lui collegabili, dal sindaco Ziello, poi da Arena Nicola e infine dal Brancaccio…”.
Insomma i sindaci passavano. Ma il clan continuava a fare profitti milionari. Affari d’oro anche con alcune ditte di riferimento dei Casalesi. In primis la Capuano Costruzioni. Dell’azienda di cui è stata amministratrice delegata l’ex assessore Lina Capuano, legata intimamente a Brancaccio, parlano anche altri pentiti. Lei ha avuto la faccia tosta di aprire una vertenza con il Comune di Orta di Atella per essere assunta nell’ufficio tecnico. Per la serie le pecore in mano ai lupi. Anzi alle allupate.
Mario De Michele