Nemmeno nel terrificante “L’Esorcista” si vedono scene da vomito verdastro come quelle filmate in questi giorni dall’amministrazione comunale di Orta di Atella. Al centro dell’inquadratura c’è la presidenza della società Acquedotti. E quindi il regista dell’horror più spaventoso di tutti i tempi è il consigliere di maggioranza Raffaele Elveri. Il sogno della sua vita è la guida della partecipata. Non a caso lo chiamiamo “L’Assetato”. Fin da quando nel 2010 è sceso in politica (parente e figlioccio del “boss” Angelo Brancaccio) Elveri ha sempre cercato di abbeverarsi alla fonte dell’Acquedotti. Ci viene in mente un altro film, “La leggenda del santo bevitore” di Olmi. Per amor del cielo, l’esponente della Lega tutto può essere fuorché in odore di santità. Subisce, direbbe Newton, l’attrazione gravitazionale verso l’acqua. Ama le ripetute “perdite”. E gli interventi “tappabuche”. È impossibile togliergli dalla testa l’assillo di mettere le mani sulla società. Quando c’è di mezzo l’azienda che si occupa del servizio idrico Elveri è puntualmente in prima fila. Era scalpitante durante il Brancaccianesimo. Lo è anche oggi. Stesso discorso per il suo alter ego Francesco Ragozzino “Asso piglia tutto”, pure lui parente (è il nipote) e creatura politica dell’ex sindaco ortese. Il consigliere di maggioranza e il suo collega leghista hanno sempre fatto pappa e ciccia. Il rapporto tra i due è inossidabile. Già prima della campagna elettorale i due amici per la pelle avevano strappato all’aspirante sindaco Andrea Villano, poi eletto, la presidenza dell’Acquedotti. Elveri si sarebbe candidato. Lo ha fatto con successo. Ragozzino avrebbe preso le redini del Cda dell’azienda. All’indomani delle amministrative il gatto e la volpe sono subito andati alla carica con un pressing asfissiante. Un giorno sì e l’altro pure hanno incalzato Villano. Non sono mancate le “minacce” di Elveri di passare all’opposizione.

L’EX COMMISSARIO PREFETTIZIO VERSO L’ADDIO

Ora siamo alla resa dei conti. L’attuale timoniere dell’Acquedotti, l’ex commissario prefettizio Vincenzo Lubrano, ha fatto sapere che resterà in carica fino al prossimo 31 dicembre. È scattato il countdown per la corsa alla presidenza. E “L’Assetato” ha stretto in un angolo il sindaco e gli ha detto il nome di quello che secondo lui dovrà essere il successore del viceprefetto Lubrano. Ha indicato Francesco Ragozzino? No. “Asso piglia tutto” non può ricoprire l’incarico. Per farlo non bisogna essere stati consiglieri comunali almeno per i due anni precedenti alla nomina. Ragozzino ha fatto parte dell’amministrazione Mozzillo fino al maggio 2017. Niente seggiola. No problem. Il gatto e la volpe non si sono persi d’animo e hanno estratto dal cilindro il coniglio. Elveri ha proposto a Villano, o meglio vorrebbe imporgli, il nome di Francesco Acri (nella foto in alto a sinistra con Francesco Ragozzino). Questo nome non ci è nuovo. Acri, Acri, Acri… Ah, ecco. È il cugino di Ragozzino, nonché direttore tecnico della ditta Futura. Sotto la gestione Mozzillo beneficiava di affidamenti diretti dal Comune. Una sorta di ditta di “famiglia” perché a quell’epoca l’amministratore dell’azienda era Salvatore Riccio, anch’egli cugino dell’allora consigliere Ragozzino. Della Futura parleremo prossimamente su questi schermi. Adesso valutiamo il curriculum di Francesco Acri. Presto fatto. È architetto. Punto. Pochino per uno che dovrebbe pilotare (nel senso buono) una partecipata che maneggia decine di milioni di euro. Sarebbe come affidare il volante di una Ferrari a uno sbarbatello iscritto alla scuola guida.

L’AVVOCATO RAGOZZINO SBATTE I PUNGNI SUL TAVOLO

La questione dei titoli è stata posta giustamente e con forza da un altro Ragozzino, quello specchiato e considerato da tutti uomo perbene e onesto. Parliamo dell’avvocato Pasquale Ragozzino. Anche lui cugino di Francesco Ragozzino e, peggio ancora, nipote di Brancaccio. Nessuno è perfetto. Il caso Acquedotti è stato affrontato durante un vertice di maggioranza. Presenti sindaco, consiglieri comunali e rappresentanti politici. Mancavano all’appello proprio Elveri (assenza ostile) e Giuseppe Massaro. Che va a ruota libera. E lo farà sempre. Basta che la ruota giri in suo favore. Ragozzino, quello specchiato e considerato da tutti uomo perbene e onesto (non Francesco), ha preteso che nella scelta del presidente dell’Acquedotti prevalesse il criterio del merito a prescindere dalle fazioni politiche. “Scegliamo in base ai titoli”, ha detto il leader di Coraggio. E provocatoriamente si è autoproposto al timone (possiede anche un panfilo) della società. “Se si presenta qualcuno che ha un curriculum migliore del mio – ha detto agli alleati – mi faccio seduta stante da parte”. Beh, sarebbe difficile trovare al volo uno più titolato di Ragozzino, quello specchiato e considerato da tutti uomo perbene e onesto (non è Francesco). Ha conseguito tre lauree, l’ultima di recente, e possiede due master che, guarda il destino, fanno proprio al caso dell’Acquedotti. Uno in criminologia, l’altro in grafologia peritale.

Per gli innumerevoli imbrogli che in passato sono stati perpetrati dal Cda dell’azienda chi meglio di un esperto in criminologia potrebbe assumere la carica di presidente? E con tutte le carte false prodotte e firmate prima della gestione di Lubrano chi meglio di un grafologo peritale sarebbe in grado di capitanare l’Acquedotti? Forse nessuno al mondo. A scanso di equivoci… precisiamo che Ragozzino, quello specchiato e considerato da tutti uomo perbene e onesto (non Francesco), ha solo lanciato una provocazione. Non è per nulla intenzionato a occupare la poltrona di presidente. Peraltro da buon “Licio Gelli” sa bene che non ci sarebbe mai la convergenza sul suo nome. E si è “cucinato” (nella foto mentre fa volontariato) per bene gli alleati. Gli dobbiamo però dare atto che ha centrato l’obiettivo. Ha spostato il mirino sul cuore del problema: non importa il nome e chi lo propone, basta che sia competente. Un’impostazione condivisa da tutti. Strano, ma vero.

SOS ALLA PREFETTURA, ANZI NO Il sindaco Villano ha avanzato anche l’idea di rivolgersi al prefetto di Caserta per farsi indicare un professionista valido. Ipotesi saggia. Non la pensa così Antonio Arena. Ridge Forrester con barba e un mezzo metro in meno di altezza è andato su tutte le furie: perché noi non siamo in grado di trovare una persona? Secondo il nostro modesto apprezzamento uno come Arena sul piano amministrativo non è capace nemmeno di smistare la posta che arriva al Comune. Lo confermano le sue scivolate nei consigli comunali e durante le conferenze dei capigruppo. Il dialogo con la Prefettura aiuterebbe a non sbagliare nome. Per ora l’unico pericolo da scongiurare per il bene dei cittadini è quello di piazzare sulla poltrona di presidente dell’Acquedotti Francesco Acri o qualsiasi altro nome indicato dall’Assetato e da Asso piglia tutto. Hanno troppa sete di potere. Di fronte a un netto “no” Elveri potrebbe sbattere la porta e andare all’opposizione. Non sarebbe una grossa “perdita (d’acqua). Tutt’altro. Finirebbero i continui e costosi rattoppi stradali. E politici.

Mario De Michele

 

 

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