Abusi edilizi per favorire amministratori e loro amici imprenditori e altre gravi violazioni commesse a vario titolo dagli anni del boom edilizio fino al 2014. Dopo rinvii, vizi di notifica e eccezioni sulla competenza territoriale è giunta a un punto di svolta la maxi inchiesta sull’intreccio tra politica, tecnici e imprese ad Orta di Atella durante la cementificazione del territorio. Anche Gerardina Cozzolino, pm della procura di Santa Maria Capua Vetere (tribunale dichiarato competente) ha chiesto il rinvio a giudizio per i 62 indagati nei confronti dei quali già il pm Patrizia Dongiacomo, che fin dall’inizio ha condotto le indagini, aveva avanzato la stessa proposta al Gip di Napoli Nord. Nel 2019 la palla era passata dal tribunale con sede ad Aversa a quello della città sammaritana. Ma alla fine il risultato non è cambiato. Tutte le 62 persone coinvolte nel procedimento penale si sono beccate la richiesta di rinvio a giudizio. Il Gip Campanaro ha fissato per il prossimo 24 marzo alle 9.30 l’udienza preliminare sulla richiesta del pubblico ministero. In quella sede sarà stabilito chi tra i 62 indagati finirà sotto processo e chi invece incasserà l’archiviazione e si alleggerirà del macigno giudiziario.
Tra le persone coinvolte spiccano i nomi degli ex sindaci ortesi Angelo Brancaccio e Giuseppe Mozzillo e del consigliere comunale uscente Raffaele Elveri, “sciolto” per camorra. Tra gli imprenditori figurano personaggi noti come i fratelli Aprovitola, che hanno realizzato centinaia di appartamenti, i Ciccarelli dell’Ital Casa Immobiliare, i quali hanno costruito il famigerato Parco Oliteama assieme a Franco Setola, cugino di Giuseppe Setola, stragista dei Casalesi. Tra i nomi eccellenti anche quelli degli imprenditori Del Prete, imparentati con il consigliere di maggioranza uscente Salvatore Del Prete, “sciolto” per ben due volte per infiltrazione mafiosa (record interplanetario). Coinvolti inoltre i dirigenti sospesi Adele Ferrante e Francesco Silvestre. Pubblichiamo tutti i nomi degli indagati tra cui figurano Domenico Capuano, che però è deceduto, e Nicola Arena e Nicola Iovinella. I due geometri, “padroni” dell’Utc all’epoca del sacco della città, hanno rilasciato centinaia di permessi di costruire poi annullati perché illegittimi.
Allo stesso tempo non nascondiamo il nostro rammarico per l’esito in pratica scontato della vicenda giudiziaria. In caso di processo i reati verrebbero prescritti per tutti gli indagati. L’inchiesta riguarda ipotesi di reato commessi fino all’8 luglio 2014, giorno del varo in consiglio comunale del Puc. In ogni caso non è affatto escluso che l’ex sindaco Brancaccio, attualmente in carcere per 416 bis, sia già a piede libero per la data dell’udienza, come detto fissata per il 24 marzo. La Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza dell’Appello (un plauso all’avvocato difensore Mario Griffo) riducendo la pena a 4 anni e 8 mesi, già di fatto tutti scontati in cella. Dopo la notizia dell’imminente scarcerazione di Brancaccio ad Orta di Atella si è generato il panico tra gli abitanti della sterminata “terra di mezzo”. Per i numerosi politici e amministratori locali (quasi tutta la classe dirigente), per i tecnici (architetti, ingegneri, geometri e prestanomi) e per gli imprenditori affaristi si preannunciano tempi bui. L’ex primo cittadino ortese è stato in carcere per un lunghissimo periodo. Ed è stato l’unico a pagare un conto salato alla giustizia. Tutti i suoi cortigiani, lacchè, e complici se la sono cavata senza alcuna conseguenza.
Per carità è giustissimo che Brancaccio sia stato punito per il business milionario del boom edilizio, ma sarebbe stata vera giustizia se in questi anni a fargli compagnia in cella ci fossero state almeno un’altra quarantina di persone. Quei sodali presenti puntualmente al tavolo della spartizione. Quei mangioni divenuti legalitari come d’incanto. Quei viscidi menzogneri della lunga schiera dei “io non c’ero, non c’entro”. L’ex sindaco è stato un pitbull tenuto a lungo in catene e a digiuno. Mentre i suoi amici di un tempo, ladroni ieri, oggi e domani, hanno scorrazzato liberamente con la pancia piena. Il pitbull è affamato. E digrigna i denti con la bava alla bocca. Nel mondo politico e tra i colletti bianchi di Orta di Atella e dintorni è scoppiato il panico. Con quello che sa su tutto e tutti Angelo Brancaccio potrebbe mietere più “vittime” del coronavirus.
Mario De Michele