Ormai è chiaro come il sole: Nicola Cosentino sta facendo il bello e il cattivo tempo nella composizione delle liste Pdl in Campania per le elezioni politiche del 24 e 24 febbraio. Per chi avesse ancora qualche dubbio sul suo ruolo da “dominus”, arriva una conferma inequivocabile. Schioccante dal punto di vista politico.

L’ex sottosegretario è talmente potente che, non solo riesce a imporre i nomi dei suoi boys nelle liste alla Camera e al Sentato, ma addirittura ha la forza di impedire le candidature di quelli che considera i “nemici giurati”, cioè coloro che non fanno parte della sua lunga schiera di “yesman”. Il nemico numero uno è Mario Landolfi. E proprio per colpire e affondare l’ex ministro sono iniziate nei giorni scorsi le grandi manovre per farlo fuori. Landolfi avrebbe dovuto occupare, in quota Alemanno, il quinto posto nella circoscrizione Campania 2.

Ma proprio quando la riconferma del deputato casertano stava prendendo corpo ed era cosa quasi fatta, si è scatenata l’offensiva di Cosentino, in combutta con il commissario regionale del Pdl, Nitto Palma. Per liquidare Landolfi, l’ex sottosegretario sta facendo leva su due questioni: una di ordine regolamentare; l’altra di natura politica.

Il primo altolà scaturisce dal fatto che l’ex ministro non può candidarsi perché ha alle spalle già tre legislature, motivo ostativo in base al regolamento del partito. Una “contestazione” evidentemente strumentale, in quanto sono decine le deroghe concesse ad altri parlamentari, qualcuno dei quali ha completato anche più di tre legislature. Del resto, uno degli “unti dal Signore” è proprio Cosentino, che evidentemente ha beneficiato di una deroga “ad personam”.

La seconda questione contestata all’ex ministro è quella di aver disobbedito al diktat di Berlusconi di non votare la fiducia al governo Monti sul Dl Sviluppo. Il provvedimento presentato dal ministro Passera passò con l’astensione del Pdl. Poi si aprì di fatto la crisi di Governo.

Secondo i detrattori di Landolfi (cioè Cosentino) il voto a favore di Monti sarebbe una chiara presa di posizione politica contro la linea del partito. Ma anche in questo caso l’accusa mossa all’ex ministro è strumentale, oltre che destituita di fondamento. Landolfi, infatti, votò a favore soltanto dei tagli ai costi della politica (come dargli torto), previsti da un articolo del Dl sullo Sviluppo, senza partecipare alla votazione su tutti gli altri punti.

Ma quella parziale disobbedienza ai voleri del Cavaliere è stata utilizzata come arma “letale” da Cosentino per impedire la discesa in campo di Landolfi. E l’operazione di disturbo dell’ex sottosegretario, che in fatto di trame è un vero campione, sarebbe sortendo gli effetti sperati. Il posto “blindato” alla Camera è ora fortemente a rischio. E la strada per il ritorno in Parlamento di Landolfi potrebbe essere definitivamente sbarrata.

Per chi ancora non lo avesse capito, Cosentino è sempre e comunque (nonostante i suoi guai giudiziari) il vero padre padrone del Pdl campano.

Mario De Michele

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