L’interessamento del prefetto Ennio Blasco, da stamane ai domiciliari, per ritardare l’interdittiva antimafia nei confronti delle aziende dei fratelli Buglione sarebbe stata ricompensata anche con la spesa al supermercato, con biglietti ferroviari, ricariche telefoniche e l’assunzione della figlia Carolina come impiegata. Emerge dall’ordinanza notificata questa mattina dalla Guardia di Finanza a quattro persone, tra cui lo stesso prefetto (un’altra misura era stata chiesta dai pm Roberto Patscot ed Elia Taddeo per Antonio Buglione, ma il gip non l’ha accolta). I regali al prefetto, secondo gli inquirenti, avvenivano “con cadenza pressoché quotidiana”. Blasco, che è difeso dall’avvocato Amedeo Di Pietro, secondo l’ipotesi accusatoria avrebbe prolungato ad arte i tempi dell’istruttoria antimafia, avanzando continue richieste di accertamenti inutili e dando agli enti che ne avevano fatto richiesta (tra cui Enav ed Equitalia) risposte parziali, “non giustificabili dalla corposa documentazione già presente nel fascicolo”. In questo modo, per esempio, la società Service Group ha potuto continuare a fornire le sue prestazioni per circa due anni, con un guadagno di circa quattro milioni all’anno.