I problemi provocati dallo sciopero dei tir si vanno risolvendo, anche se alcune grandi aziende resteranno ferme anche oggi. Per la Fiat, ferme Mirafiori, Cassino e Sevel, mentre riprenderà nel pomeriggio soltanto Pomigliano. Presidi ancora attivi in Calabria, ma riaperti i distributori di carburante. Oltre 100 mila tonnellate di frutta, verdura, fiori e latte buttati o rovinati,
200 mila ore di lavoro perse nella raccolta, magazzinaggio e lavorazione dei prodotti e 200 milioni di euro di danni nella filiera agroalimentare, mentre i consumatori in una settimana hanno tagliato del 30% gli acquisti di frutta e verdura venuti a mancare dagli scaffali. E’ questo il bilancio dello sciopero dei Tir tracciato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini che sottolinea l’importanza del ritorno alla normalità. Al danno economico immediato va aggiunto – sottolinea Marini – quello futuro dovuto al fatto che le produzioni di paesi concorrenti come la Spagna per l’ortofrutta o l’Olanda per i fiori hanno sostituito il Made in Italy sugli scaffali della grande distribuzione europea. Ovunque – continua Marini – si segnalano un preoccupante calo degli ordinativi dall’estero e difficoltà per gli agricoltori che oltre alla perdita per il prodotto deprezzato o svenduto sono costretti ad accollarsi anche il costo dello smaltimento dei prodotti non più commercializzabili. “La situazione di difficoltà dell’economia è reale e riguarda l’autotrasporto come l’agricoltura, ma la crisi con queste azioni rischia di aggravarsi e occorre agire con responsabilità per evitare una guerra tra poveri che non è certo utile in questo momento per il Paese”, conclude il presidente della Coldiretti.
Nel corso della settimana di sciopero dei tir la Coldiretti ricorda di aver promosso la mobilitazione ‘Coraggio Italia!’ che ha portato gli imprenditori agricoli a regalare ai pensionati italiani e alle famiglie in difficoltà, frutta, verdura, uova e latte rimasti bloccati nelle aziende agricole e nei magazzini, distribuendo centinaia di quintali di frutta e verdura, decine di migliaia di litri di latte e migliaia di uova, da Milano a Torino, da Venezia a Bologna, da Roma a Napoli, da Bari nelle diverse città della Calabria.
Sui banchi dei mercatini del quartiere di Antignano, al Vomero, uno dei più importanti della zona collinare di Napoli, sono oggi presenti quasi tutti i prodotti agricoli, tranne quelli provenienti di solito dalla Sicilia, come melanzane e peperoni. I prezzi sono stabili. Più difficoltà si registrano, invece, per i pescivendoli dell’area napoletana che non hanno ricevuto merce, sia per gli effetti della protesta dei tir, che per la mancanza di nafta. Sui banchi pesce con etichetta estera e solo alcuni prodotti del golfo di Napoli, in particolare provenienti da Pozzuoli. La situazione, fa sapere Federdistribuzione, sulla base del monitoraggio sulla circolazione e consegna delle merci alla grande distribuzione, “si sta lentamente risolvendo, piano piano si sta tornando alla normalità. Confidiamo che in un paio di giorni si possa risolvere completamente”. Ma questa è stata un’altra giornata critica, caratterizzata dalla chiusura di molti impianti. Resteranno ferme anche al secondo turno Mirafiori, Cassino e Sevel (quest’ultima anche al terzo turno) a causa dello sciopero degli autotrasportatori. L’attività produttiva riprenderà nel pomeriggio soltanto a Pomigliano. Ferma anche Melfi, dove però era già prevista la cassa integrazione. In tutto sono 12.600 le auto non prodotte in questi giorni di stop forzato.
Anche Coca-Coca annuncia di essere stata costretta a fermare la produzione negli impianti di Marcianise (Caserta) e Rionero in Vulture (Potenza). Barilla ha avviato le procedure di cassa integrazione per i lavoratori degli stabilimenti di Foggia e Caserta, costretti a bloccare la produzione.