Secondo l’accusa, era il perno di un’associazione a delinquere finalizzata all’adulterazione della mozzarella di bufala campana dop il caseificio di Sparanise (Caserta) Cantile, i cui vertici sono stati travolti dall’inchiesta coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e condotta dai carabinieri del comando provinciale di Caserta. Su ordine del gip Sergio Enea sono finiti in 13 ai domiciliari: tra loro il patron Guido Cantile e i figli Luigiantonio e Pasquale, quattro dipendenti, tra cui le biologhe Ileana Micillo e Assunta Di Caprio, che avrebbero prodotto false certificazioni tecniche, i veterinari dell’Asl di Caserta Agostino Verde e Luigi Cammisa, che secondo l’accusa avrebbero preannunciato ai Cantile le loro visite ispettive e quelle di altri organismi, come avvenne nel 2011 quando era in programma la visita degli esperti della Commissione Europea. L’azienda è stata sequestrata insieme ai sette punti vendita sparsi per la Campania, per un valore totale di cinque milioni di euro; è di dieci milioni di euro invece il giro d’affari annuo della società, che vendeva anche a colossi della grande distribuzione. Numerosi i reati contestati agli indagati (in tutto quasi una trentina, ndr), dall’associazione per delinquere alla frode nell’esercizio del commercio, dalla vendita di sostanze alimentari non genuine allo smaltimento illecito di rifiuti. “E’ veramente impressionante il numero di reati scoperti” ha commentato il procuratore aggiunto Raffaella Capasso che ha coordinato l’inchiesta con il sostituto Federica D’Amodio. In base all’impianto accusatorio i Cantile vengono accusati di aver spacciato per mozzarella di bufala dop un prodotto diverso, fatto usando latte di mucca (cosiddetto di vaccino) accanto a quello delle bufale campane, cosa assolutamente vietata. Il latte utilizzato, è emerso, non veniva sottoposto al previsto autocontrollo sanitario; controlli a campione sul latte giacente nei silos hanno rilevato una carica batterica anche più di duemila volte superiore a quella consentita, “tale da far ritenere il prodotto finale addirittura potenzialmente nocivo per la salute pubblica”, ha spiegato la Capasso. E’ stato inoltre accertato come i Cantile acquistassero dall’estero, in particolare da Polonia, Ungheria e Francia, partite di latte scadente e cagliata celandone poi la provenienza con l’alterazione dei documenti di trasporto. Gravi le violazioni accertate sul fronte ambientale: mentre i residui della lavorazione dei prodotti caseari (siero e fanghi) finivano attraverso appositi tubi, già sequestrati nel 2012, nel Rio Lanzi e quindi nei Regi Lagni, gli altri scarti solidi, come quelli in plastica, andavano in un’isola ecologica del Comune di San Nicola la Strada. L’azienda è stata espulsa dal Consorzio di tutela due anni fa per irregolarità circa le modalità produttive; lo ha precisato il direttore generale dell’organismo Antonio Lucisano che ha spiegato che “i Cantile hanno comunque mantenuto il marchio Dop in quanto il Ministero per le Politiche Agricole non ha ancora provveduto a vietarne l’utilizzazione dopo le nostre segnalazioni”.