Governo fermo sul no all’aumento di esuberi, sindacati in trincea, ed ancora proteste degli operai dopo l’annuncio del piano Whirlpool per l’integrazione di Indesit che punta su un rilancio del ruolo dell’Italia nel gruppo, con una crescita della produzione e investimenti sestuplicati (500 milioni) ma con un impatto sociale alto: la chiusura di fabbriche e 400 esuberi in più (salgono a 1335). E’ un dossier che è ora una priorità per il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, e su cui il premier Matteo Renzi vuole dare personalmente – a quanto trapela – un forte segnale di attenzione del Governo: l’occasione dovrebbe essere già domani quando il presidente del Consiglio sarà in Campania, a Pompei, solo ad una quarantina di chilometri dalla fabbrica Indesit di Carinaro (Caserta). E’ l’impianto che paga il prezzo più alto: chiude, con 815 esuberi strutturali. Uno stop definitivo è previsto anche per il centro ricerca di None (Torino), con 80 esuberi, e per lo storico stabilimento Indesit di Albacina nel polo di Fabriano, nelle Marche, dove però produzione e occupazione – garantisce l’azienda – non verranno cancellati ma si sposteranno di 8 chilometri nello stabilimento di Melano che diventerà “il più grande stabilimento in Europa per la produzione di piani cottura”. Intanto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, avverte: “Chi ha comprato Indesit si è assunto gli obblighi che aveva, quindi il piano che c’era va rispettato”. Il riferimento è all’ accordo sul riassetto in Italia che Indesit Company aveva siglato a dicembre 2013 con il sigillo del Governo, al tavolo al ministero dello Sviluppo dopo una lunga trattativa con i sindacati. A luglio 2014 è stato poi chiuso l’accordo per la cessione del gruppo della famiglia Merloni agli americani di Whirlpool. Il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, ribadisce la “netta contrarietà all’ipotesi di aumento degli esuberi e alla chiusura dell’impianto di Caserta” del Governo che esprime invece “apprezzamento per le produzioni riportate in Italia dall’estero e per l’investimento importante che riguarderà il nostro Paese, con la creazione di un polo di eccellenza della produzione e della ricerca”. Ed anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, esprime “grande preoccupazione” ed approva la “posizione ferma del Governo”. Dalla Cgil, è netto lo stop di Susanna Camusso: “dichiarazioni gravissime”, dice dell’impatto del piano Whirlpool sull’occupazione; “forse è giunta l’ora – avverte – che il Governo si renda conto che la delega alle imprese della politica di sviluppo non porta da nessuna parte, ma solo problemi di occupazione e di ruolo industriale del nostro Paese”. Per la Uil il segretario generale Carmelo Barbagallo chiede al Governo di “intervenire subito affinché siano garantiti i lavoratori e i siti produttivi”; e dice: “Il Presidente del consiglio aveva parlato, a suo tempo, di un’operazione fantastica: non vorremmo che, ora, si rivelasse un’operazione fantasiosa”. Anche la Cisl è critica: “Una vera e propria doccia fredda. La proposta è inaccettabile per il sindacato e lo deve essere anche per il governo”, dice il segretario confederale Giuseppe Farina. Intanto gli operai protestano ancora. A Carinaro hanno bloccato una superstrada e l’uscita da un deposito del prodotto finito, dopo essere rimasti in presidio in fabbrica tutta la notte. Assemblee e scioperi ad Albacina e Melano. Lunedì Whirlpool incontrerà i sindacati. E si attende l’apertura di un tavolo con il Governo, al ministero dello Sviluppo, che sarà probabilmente affiancato anche da un confronto sul territorio, almeno sull’emergenza Campania. “Il piano Whirlpool non è stato fatto per penalizzare Indesit ma per garantire lo sviluppo dell’azienda, ed espandere la leadership di Whirlpool”, garantisce l’azienda.

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