Avrebbe ricevuto soldi in cinque occasioni, tra l’estate del 2021 e lo scorso febbraio. Soldi dalle mani di un collaboratore di un imprenditore interessato alla gestione del rilancio di Rione Terra. Cinque elargizioni di denaro che spingono i pm a parlare di «serialità e sistematicità delle condotte illecite poste in essere da Nicola Oddati», ritenuto esponente di un’associazione per delinquere finalizzata a turbare appalti. E non solo a Napoli. Accuse da brivido nei confronti di Oddati, stimato dirigente nazionale del Pd, per altro coordinatore delle agorà dem, che è stato raggiunto di recente da un decreto di perquisizione, con tanto di sequestro del proprio cellulare. E non ci sono solo i fatti napoletani, quelli di Rione Terra, a turbare il sonno dell’esponente progressista. Agli atti dell’inchiesta condotta dalla Procura di Gianni Melillo spuntano accuse anche in relazione ad appalti a Taranto e a Reggio Calabria, dove – si legge – Oddati avrebbe messo in campo lo stesso metodo: soldi in cambio della propria influenza politica per favorire questo o quel notabile locale. Ed è nelle stesse ore in cui emergono particolari e retroscena, che Nicola Oddati decide di sospendersi da ogni incarico di partito (con una lettera al segretario Letta), mostrandosi comunque determinato a dimostrare la correttezza della propria condotta e a ribaltare le prime conclusioni investigative.
Ma torniamo all’inchiesta. Associazione per delinquere, turbativa d’asta, traffico di influenze, in uno scenario in cui avrebbe provato a favorire l’imprenditore Salvatore Musella, leader di una cordata di uomini d’affari che puntava a strappare la gara di “gestore unico” (per 18 anni) di Rione Terra; in questa vicenda sono indagati il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia; il presidente di Enit (agenzia nazionale del Turismo) Giorgio Palmucci; Giovanni Bastianelli (direttore esecutivo di Enit), l’imprenditore nel campo degli spettacoli Diego Righini. Inchiesta condotta dai pm Stefano Capuano e Immacolata Sica, sotto il coordinamento dello stesso procuratore, che punta a verificare l’esistenza di una sorta di patto illecito: all’imprenditore Musella (a capo della Cytec) sarebbero arrivate informazioni riservate, che gli avrebbero consentito di presentare la migliore offerta per la gara bandita il 5 agosto del 2021; soffiate per le quali il gruppo imprenditoriale avrebbe assicurato posti di lavoro (è l’accusa al sindaco Figliolia); ma anche soldi, abiti di sartoria, un pernottamento al Terminus di Napoli per Oddati, che avrebbe avuto anche lavori gratis in casa di una persona di sua conoscenza. Difeso dall’avvocato Luigi De Vita, il sindaco di Pozzuoli respinge le accuse, rivendicando di non aver avuto alcun contatto con l’imprenditore Musella. Sulla stessa lunghezza d’onda tutti gli altri soggetti coinvolti, a cominciare dal presidente Enit Palmucci (difeso dall’avvocato Domenico Ciruzzi), mentre l’imprenditore Musella, assistito dall’avvocato Nicola Pignatiello, ricorda di aver addirittura perso la gara finita al centro delle indagini. Ma a pesare in questo scenario sono le intercettazioni e le attività di pedinamento condotte dalla Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini e dai finanzieri del comandante Domenico Napolitano, da cui emergono le dazioni di denaro contestate a Oddati. In sintesi, il leader dem avrebbe intascato una prima trance da 20mila euro (agosto del 2021); poi una seconda non quantificata; un’altra da 4mila; un’altra da 14mila, a gennaio a Roma, nel corso della quale sarebbe stato addirittura controllato dalla pg; e un’ultima consegna lo scorso febbraio da 4mila. Soldi consegnati da Gianluca Flaminio, secondo l’accusa, collaboratore di Musella.
Ma cosa avrebbe fatto Oddati per avere tanti soldi, regali e favori? Per gli inquirenti, avrebbe fatto da mediatore, svolgendo un ruolo attivo per il rinvio della pubblicazione del bando di gara, richiesta dallo stesso Musella; oltre a favorire la nomina di Palmucci quale componente della commissione giudicatrice delle offerte. Un gioco di squadra eletto a metodo, secondo i pm. Che parlano di «serialità e sistematicità delle condotte illecite», come emergerebbe anche da altre due vicende al centro delle verifiche della Procura di Napoli, che si sono consumate a Taranto, per il recupero del Palazzo Carducci, in pieno centro storico (qui è indagato il segretario provinciale Pd Luciano Santoro); e in una vicenda analoga a Reggio Calabria (dove è indagato il segretario provinciale Pd Sebastiano Romeo). Anche in questo caso, Oddati avrebbe intascato soldi: 4mila euro; mentre ai due colleghi del Pd locale sarebbero finiti 10mila euro.