“Più a destra non si può”. La battuta di Matteo Salvini ai fotografi, che lo invitano a voltarsi da quella parte per immortalare la sua prima uscita pubblica al fianco di Roberto Vannacci, diventa inevitabilmente il titolo dell’ora trascorsa dai due sul palco del Tempio di Adriano. Sul tavolino la biografia del leader della Lega, in platea una folla di fan suoi e del generale, più una pattuglia di leghisti di stretta osservanza salviniana, dal ministro Giuseppe Valditara a Claudio Borghi, oltre ad Antonio Angelucci (avvistato pure a Pescara per la kermesse di FdI), anche lui accerchiato dai giornalisti ma con nessuna voglia di parlare di Agi. Non passa inosservata l’assenza dei due capigruppo, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, tra i tanti contrari nel partito alla candidatura del generale nelle cinque circoscrizioni (e da capolista non solo al Centro, ma a sorpresa anche al Sud). Il leader, però, la rivendica fino in fondo (“Un grande valore aggiunto”), convinto che dal voto alle Europee arriverà “una grande sorpresa” ma, comunque vada, “senza la minima influenza sul governo”, niente rimpasto quindi. E in serata, davanti al Consiglio federale che dà il via libera alle liste, annuncia tre manifestazioni a Milano, Roma e Bari per chiudere la campagna elettorale. Tre europarlamentari uscenti, la lombarda Silvia Sardone nella circoscrizione Nord-Ovest, il veneto Paolo Borchia in quella Nord-Est e la siciliana Annalisa Tardino nelle Isole, sono gli altri capilista. Al Sud è confermata la candidatura del molisano Aldo Patriciello, ex FI che alle Europee 2018 prese oltre 83mila voti. Complessivamente Vannacci ne può raccogliere circa 800mila secondo le stime prospettate da Salvini nelle scorse settimane ai big del suo partito. Magari pescando dall’ampio bacino dell’astensionismo. Un mondo ben rappresentato anche nella sala gremita del Tempio di Adriano. Prima di salire sul palco, Salvini presenta la sua fidanzata Francesca Verdini (“La mia metà”) al suo candidato, con cui ha “sintonia umana e culturale”. Poi via alle domande di Giovanni Sallusti, direttore di Radio Libertà, a cui il generale risponde declinando gran parte dei concetti esposti nei suoi due libri e nei numerosi interventi da un anno a questa parte. Non si tocca, però, il tema della disabilità, dopo le considerazioni di Vannacci, male interpretate a suo dire: “Lei deve imparare a leggere e a capire”, si limita a rispondere a un giornalista a fine evento. “Patria, confini, sicurezza, identità, sovranità nazionale”, i valori cardine per cui ha scelto di scendere in campo “come indipendente nell’ambito della Lega”. Applausi quando afferma che la società multiculturale “mette in dubbio il concetto di nazione sovrana”, e chiede “come facciamo ad accettare una società multiculturale in cui per alcuni la donna deve uscire con il velo, mentre per la legge le persone devono uscire a volto scoperto?”. L’Europa “ci sta offrendo un mondo al contrario”, sostiene citando il proprio libro, stigmatizzando il tentativo di “eliminare i simboli identitari”, di trattare tutti “come paccottiglia”. “Ci piace un’Europa forte, che ci faccia sentire di essere fieri di essere europei e italiani, di farci sentire che vale la pena di morire per l’Italia e per l’Europa. Oggi questo non è suscitato in quasi nessuno di noi”, aggiunge il parà sospeso dall’Esercito dallo scorso 28 febbraio. Una difesa europea comune, invece, “avrebbe tantissime problematiche di non facile soluzione: chi è che comanda? Chi decide? Chi prende gli ordini?”. Ed è uno dei vari fronti su cui c’è intesa con Salvini. “Mi piace avere un generale per parlare di pace”, spiega il vicepremier, secondo cui “più Europa ora è come dire a un diabetico ‘facciamoci pane e marmellata’”. Dopo il traguardo delle Europee, Salvini pensa anche a quello del processo Open Arms a Palermo: “Il primo grado sarà a settembre o ottobre. Se mi condannano, chi crede che io demorda ha trovato la persona sbagliata, il partito sbagliato”. E intanto promette che il decreto salva-casa andrà in Cdm “entro maggio”.
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