Ha ammesso di essere stato lui a sparare, la notte tra sabato e domenica scorsi, contro gli avventori di un bar di Qualiano, in provincia di Napoli, scatenando un fuggi-fuggi generale e lasciando a terra quattro feriti, uno dei quali è ancora in condizioni gravissime: è chiuso nel carcere napoletano di Poggioreale, in attesa dell’udienza di convalida davanti al gip di Napoli Nord Vera Iaselli, Marco Bevilacqua, il 37enne che ha esploso sei colpi con una pistola calibro 9X21 poco prima rapinata a un vigilante puntandogli un coltello alla gola. Dalle prime ore di domenica 29 maggio, il 37enne è in stato di fermo di polizia giudiziaria con l’accusa di tentato omicidio plurimo. L’agguato, secondo quanto finora trapelato, avrebbe avuto un obiettivo preciso: forse proprio quei giovani feriti, in particolare i due fratelli, con i quali sarebbe entrato «in contatto» una quindicina di giorni fa. Per fare luce su questa circostanza i carabinieri di Giugliano in Campania stanno indagando, in particolare, su un presunto incidente stradale durante il quale il 37enne avrebbe riportato delle lesioni. Gli investigatori non escludono che le ferite medicate dai sanitari siano invece frutto di una lite alla quale avrebbero preso parte anche quei giovani. Ma si tratta solo di un’ipotesi che, al momento, rimane in piedi insieme con tutte le altre. Dopo l’agguato i militari di Giugliano e di Qualiano sono riusciti a rintracciare il 37enne a casa dei genitori dove, probabilmente, si è recato consapevole di essere stato riconosciuto a causa delle immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona e anche da chi ha assistito al raid compiuto, sembra, in sella a una bici elettrica. A cadere sotto i colpi sono stati Castrese D’Alterio, 18 anni, ricoverato in gravi condizioni ma da stamani fuori pericolo e Michele Di Palma, 18 anni: è in coma farmacologico e si teme ancora per la sua vita. Poi ci sono Nicola Di Palma, fratello di Michele, e Bernardo Falco, entrambi 18enni, le cui condizioni di salute ormai non destano più preoccupazioni. Dagli accertamenti dei militari è emerso che i fratelli Di Palma (incensurati) sono figli di un elemento di spicco della criminalità locale, non da molto tempo scarcerato, ritenuto dagli inquirenti legato al clan De Rosa-Pianese di Qualiano. Bevilacqua, difeso dall’avvocato Nunzio Mallardo, nel 2006, quando aveva 20 anni, fu arrestato e poi condannato per l’omicidio del suocero, avvenuto il 24 gennaio di quell’anno a Scafati al culmine di una lite.
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