Alta tensione nella maggioranza di governo, la Lega ha deciso di tirare dritto sul terzo mandato e di non ritirare il provvedimento per ottenere il tris di Zaia in Veneto. Dopo la debacle sarda e un risultato abruzzese non certo esaltante, la Lega è pronta a rilanciare sul terzo mandato. La data cerchiata in rosso è quella di oggi, 13 marzo, quando nel pomeriggio arriverà in Aula il decreto elezioni. L’emendamento per consentire il terzo mandato consecutivo ai presidenti di Regione – i governatori leghisti sono quasi tutti al terzo mandato – era già stato cassato in commissione. Matteo Salvini non usa giri di parole: “Il Veneto era e resterà orgogliosamente leghista anche nel 2025”. Scandisce l’annuncio con Luca Zaia al suo fianco: aveva promesso di non demordere, e tiene il punto. Salvini sceglie quindi di andare allo scontro con Meloni, visto che – riporta Il Corriere della Sera – FdI, FI e Noi Moderati si sono detti contrari. “Ce lo bocceranno e si va avanti. Di certo, un governo non cade sul terzo mandato”, minimizzano dalla Lega. Una scelta sofferta e per vari motivi. Il capo del Carroccio ha deciso di procedere anche senza speranza di vittoria, solo per tenere aperta la questione in caldo per il dopo Europee. E prova a tendere una mano al Pd. In commissione la maggioranza aveva isolato la Lega e a favore del provvedimento si è schierata solo Italia viva, mentre Azione non ha partecipato al voto: in tutto ci sono stati 4 voti favorevoli, un’astensione e 16 contrari, tra cui proprio i dem. Il Pd, però, mette subito le mani avanti. I gruppi dem di Camera e Senato si sono riuniti per discutere del decreto Elezioni. Alla riunione non è presente la segretaria Pd Elly Schlein. “Noi ribadiamo la nostra posizione già espressa in commissione”, afferma il capogruppo al Senato, Francesco Boccia. I fari della coalizione di maggioranza sono puntati sugli ‘ex lumbard’. L’orientamento è quello di andare dritto. E ribadire la volontà di portare avanti la battaglia pure nell’emiciclo, dopo il ‘blitz’ in Commissione, dove il testo è stato respinto con il parere contrario del governo. Anche se tra i leghisti non sono pochi i dubbi sull’eventualità di spaccare la maggioranza in Aula, anche perché FdI avrebbe aperto a una discussione ma dopo le Europee. Il Pd potrebbe diventare l’ago della bilancia, una parte del partito è contrario al provvedimento, ma spunta l’occasione di mandare in tilt il governo. Potrebbero esserci sorprese.
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